Parliamo con B.T., specialista in selezione del personale, che per motivi legati alla sua professione preferisce rimanere anonimo.
B.T. è Human Resources Manager presso una multinazionale per cui svolge anche funzione di recruiting.
Prima di tutto grazie per aver accettato questa chiacchierata. Da quanti anni ti occupi di selezione del personale per la tua azienda?
Da sei anni, ma in precedenza ho lavorato come head hunter per una multinazionale in cui il core business era il recruiting di professionisti di alto livello.
Una risposta perfetta da colloquio di lavoro?
Sì (ride), deformazione professionale.
Se ti chiedessi qualche ‘dritta’ per ottenere la massima performance in un colloquio di lavoro, saresti disposto a darla?
Certamente. Anche se devo avvisarti di una cosa: la maggior parte di quelle che sembrano “dritte” sono in realtà comune buonsenso….
Quali sono quindi i segreti per fare un’ottima impressione a un colloquio di lavoro?
La parola chiave è SICUREZZA. La maggior parte dei candidati si presenta al colloquio come ad un esame in cui ha studiato meno della metà o niente. Così invece di presentare sé stessi nel migliore dei modi, lo fanno mettendo in luce insicurezze e spesso con contraddizioni. Per esempio, questa mi è capitata un paio di giorni fa, alla domanda “Quali credi che siano i tuoi punti di forza” un candidato ha risposto che erano il credere molto nelle sue idee e la testardaggine. Dopo nemmeno cinque minuti stava dicendo che è molto aperto al confronto e spesso cambia idea se gli portano argomentazioni valide.
Prima di presentarsi a un colloquio bisognerebbe quindi avere un’idea ben chiara di sé stessi e non cercare a tutti i costi di assecondare l’intervistatore, altrimenti è facile cadere in contraddizione.
Possiamo dire che la sicurezza conti di più dei titoli o dell’esperienza?
In molti casi sì. Certo, non lo ammetterei mai in una conferenza pubblica ma nella realtà dei fatti è proprio così. Mi è capitato più volte di scegliere persone con minori crediti scolastici rispetto ad altre che vantavano master e lauree a pieni voti, solo perché si presentavano in modo migliore, vale a dire con sicurezza, grinta e conoscenza di sé.
Una cosa da non fare assolutamente?
Una sola? (ride) Diciamo che principalmente oltre ai modi e alla sicurezza va curato il proprio abbigliamento. Anche se può essere un discorso poco popolare e di nuovo una cosa da non pubblicizzare, tutti i selezionatori valutano anche la presentazione estetica dei candidati. In questo senso, è poco credibile un grafico pubblicitario in completo doppiopetto così come una segretaria di direzione con il piercing al naso. Le aziende in questo sono piuttosto rigorose. Io quando tengo corsi di preparazione suggerisco sempre di pensare ai film e telefilm e cercare di inquadrare qualcuno che svolge la professione che desideriamo fare, imitandone magari il modo di porsi e di vestire. Faccio un esempio più chiaro: Jennifer Aniston nel serial Friends fa comunicazione per un’importante casa di moda: lei ha sempre l’abbigliamento e la presentazione adeguata a una donna che si occupa di comunicazione ad alti livelli. Una punk in quel ruolo non sarebbe credibile e nemmeno una persona sciatta, poco curata o con abiti fuorimoda, Viceversa uno stile punk sarebbe credibile per un giovane creativo, magari in ambito web.
Poniamo che un candidato arrivi sicuro di sé e con l’abbigliamento corretto. Cosa potrebbe fare ancora di sbagliato?
Molte cose purtroppo. Diciamo comunque che in linea di massima una persona sicura di sé, che conosce bene la materia e è adatto per il lavoro offerto ha ottime probabilità di riuscire anche nel colloquio. Ovviamente per sicuro di sé intendo competente, non certo un saccente o una persona dall’ego smisurato.
Errori classici sono per esempio non guardare mai negli occhi l’intervistatore, oppure guardare in basso o in alto a domande come “votazione della maturità?”. Dà l’idea che si stia per mentire. Siccome in alcuni casi è molto complicato controllare l’esattezza di questi dati, se c’è un dubbio si segnala sulla scheda e …è qualche punto in meno.
Altro?
Molto. Stringere la mano con la mano sudata, cosa che detesto. Mi chiedo sempre come mai queste persone non abbiano la cortesia di asciugarsela e sicuramente non partiamo con il piede giusto. Un’altra cosa che mi viene in mente è sedersi con le gambe accavallate in modo che il piede arrivi quasi al bordo del tavolo… praticamente è dare i piedi in faccia al selezionatore…lo fanno i ragazzi e una volta me ne è capitato addirittura uno che ha giocato tutto il tempo con le stringhe delle scarpe. Ecco un altro suggerimento: se proprio avete bisogno di qualcosa con cui giocherellare mentre parlate… cercate di farvi passare il vizio. E’ un segnale di insicurezza enorme. Se proprio non potete farne a meno, usate una bella penna.
Una domanda da un milione di dollari… è meglio richiamare o aspettare di essere richiamati dopo un colloquio?
Mai. Mai fare un errore del genere, alcuni lo percepiscono addirittura come vessazione e ci si gioca magari un colloquio per un’altra posizione. Gli ‘appiccicosi’ non piacciono mai. In genere al termine del colloquio il selezionatore dice un “le faremo sapere” oppure “le faremo sapere in ogni caso”. Nel primo caso richiameranno solo se siete il candidato prescelto, nel secondo caso richiameranno di sicuro per comunicare l’esito sia positivo che negativo. Il secondo caso è comunque più raro, di solito riguarda solo professioni di alto profilo in cui la selezione si svolge tra 2-5 candidati.