Le aziende lanciano una nuova sfida ai neolaureati: sapersi integrare in organizzazioni sempre più multi-culturali, che operano in contesti differenti con persone, clienti, fornitori e partner di diversa nazionalità e origine.
Lo dicono chiaramente le analisi effettuate dalla Gidp, il Gruppo intersettoriale direttori del Personale, e i rapporti che ha quotidianamente chi si occupa di risorse umane – commenta Paolo Citterio -. Infatti i laureati che durante il percorso di studi hanno fatto l’Erasmus, o comunque uno degli altri programmi di scambio internazionale, sono assolutamente avvantaggiati rispetto a chi ha sempre studiato in Italia e trovano con maggiore rapidità un lavoro. Fenomeno che si conferma al di là del corso di studi svolto>>. Vivere un periodo all’estero quindi si rivela essere una esperienza importante non solo dal punto di vista personale, ma anche professionale perché permette di sviluppare quella flessibilità e sensibilità nelle relazioni internazionali che solo una pratica di vita permette di fare. (continua)