Chi non conosce la Tengi? Intrepida blogger da pausa caffé, con due mosse veloci sulla tastiera ci regala tragicomici ritratti di colleghi, grandi capi, piccoli capi, medi impiegati, pubblici vizi e private virtù. Soprattutto pubblici vizi, ma con costante ironia. Così se ci troviamo a dire ‘Anche io! Non lo sopporto proprio!’ dobbiamo subito ammettere che non siamo però i più sfortunati del pianeta, che il nostro non è il posto di lavoro peggiore del mondo e soprattutto che ci possiamo ridere sopra. Pubblichiamo di seguito, dietro suo augusto permesso, il primo di due pezzi in cui si è riconosciuta più di una generazione di colletti bianchi.
Un presidente operaio
Tutte le mattine, o quasi, il nostro Amministratore Delegato prende la navetta aziendale insieme a noi.
Lo vediamo arrivare da lontano, Lui, Figlio del Grande Burattinaio che tutto regge e tutto sa, mentre percorre con passo leggero la lunga banchina della metropolitana. Lui, che si è fatto Uomo allo scopo di scendere in mezzo a noi, sue percorelle smarrite, a indicarci la via.
E insolitamente sale sulla navetta, si siede vicino a noi, apre il giornale; e noi con stupore notiamo che le sue mani hanno vene, i suoi capelli hanno morbide increspature, il suo corpo ha consistenza materiale.
O gioia, o gaudio!
E quando c’è Lui nella navetta regna un’insolita ilarità: ciascun sottoposto si sente in obbligo di mostrarsi allegro e gioviale, si sente in obbligo di scherzare col compagno, alzando la voce. A dimostrare che il mondo che Lui ha creato per noi e nel quale noi viviamo, triboliamo, soffriamo e amiamo, è davvero ciò che sognavamo, l’Eden, la Terra Promessa.
Proprio ieri Lui ci ha raccontato la Parabola del pilota d’aereo.
Lui era seduto in mezzo a noi, e ha notato come la navetta fosse piena di impiegati, tanto che un paio di noi, contravvenendo alle regole di sicurezza, hanno dovuto sedersi per terra. Vedendo ciò, Lui ha rammentato un episodio della sua vita quando, da giovane, amava volare su piccoli bimotori. Durante uno di questi voli, vi erano delle persone costrette a sedere per terra. Alla fine del viaggio Lui scoprì che uno di questi uomini seduti per terra era proprio il pilota dell’aereo. Alla Sua preoccupazione per il fatto che proprio il pilota non fosse al suo posto, il pilota rispose con queste parole: “Ho lasciato il posto al mio secondo, affinchè impari a pilotare l’aereo senza di me al suo fianco.”
Tutti noi Discepoli abbiamo annuito dopo aver udito questa parabola, perchè è cosa buona e giusta.
Eppure io, discepola di poca fede, so di avere il cuore colmo di dubbi.
O mio Maestro, mostrami la strada.
Il mio animo è angosciato, perchè ciò che osservo ogni giorno nel mondo che Tu hai creato per me mi porta a credere che in verità, ora e forse per sempre, di solo pane viva l’Uomo.
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Se siete soliti trascinarvi fino alle diciassette del venerdì, vi consigliamo l’accelleratore di tempo Pezzi d’ufficio di Tengi 🙂