LONDRA – Bello fa rima con ricco. Non per la grammatica, ma per gli scienziati dell’Università della California. Stando alle loro ricerche, infatti, pubblicate sul Journal of Economic Psychology e riprese dall’inglese Independent on Sunday, le persone attraenti guadagnerebbero il 12% in più rispetto ai cloni di «ugly Betty» e il motivo andrebbe ricercato nel fatto che i bellissimi sono anche giudicati i più collaborativi e utili sul posto di lavoro. Pessime notizie anche per chi finora si era considerato semplicemente carino: paragonato a quelli di un Adone, i suoi introiti sono il 7% in meno.
TRE GRADI DI BELLEZZA – Basandosi sulle regole generali dell’attrazione fisica, gli studiosi americani hanno diviso i soggetti nei tre gruppi canonici (ovvero, belli, meno belli e brutti) e analizzato i loro comportamenti e le loro differenti rendite. «Quelli molto attraenti hanno fatto più soldi di quelli mediamente attraenti, che a loro volta hanno guadagnato di più rispetto ai brutti – hanno spiegato i ricercatori – e questo perché la gente bella genera facilmente un senso di cooperazione fra i colleghi, stimolando il lavoro di squadra. Davanti a una persona attraente, gli altri membri dello staff tendono ad essere più collaborativi e alla fine questo decreta il successo del team». Scartata, invece, l’ipotesi che le persone di maggior appeal siano anche le più egoiste. Anzi, secondo gli scienziati è vero il contrario: «In media, i belli sono meno egoisti dei moderatamente belli e questo li fa considerare più positivamente dai colleghi. Infatti, il 39% degli uomini e delle donne attraenti sono ritenuti più disponibili sul lavoro, al contrario del 16% dei “carini” e del 6% dei brutti».
LA RIVINCITA – Ci sarebbe però una buona notizia per quelli che già devono convivere con fattezze non propriamente gradevoli: quando un bellissimo o bellissima non ce la mette tutta sul lavoro e batte la fiacca, allora quella beltà che tanto attraeva diventa un boomerang e lo espone alle critiche più feroci. E, in questo caso, sono i bruttini ad avere la meglio e a vincere su tutta la linea. Secondo Catherine Kaputa, stratega del lavoro e autrice di “U R a Brand!: How Smart People Brand Themselves for Business Success” (ovvero, “Come i belli trasformano loro stessi in un marchio di successo professionale”), l’aspetto ha una relazione con la carriera individuale, «ma è piuttosto sconcertante – spiega all’Independent – scoprire che il posto di lavoro è diventato un concorso di bellezza. Le persone belle hanno quello che gli scienziati chiamano “effetto aureola”: solo per il fatto che sono attraenti, noi riconosciamo loro altri attributi positivi, che non hanno nulla a che vedere con l’aspetto fisico».
IL VADEMECUM DEL SUCCESSO – La Kaputa ha così stilato un mini-prontuario basato su 5 regole, per mettere d’accordo aspetto e successo: 1) package yourself, libera traduzione inglese dell’italianissimo motto «l’abito non fa il monaco» ma, in questo caso, aiuta. In altre parole, i vestiti non lavorano al posto tuo, ma danno l’idea di come verrà considerata la tua prestazione. 2) enfatizza le tue caratteristiche: devi essere sicuro del tuo aspetto e costruirti un’immagine forte. 3) sii riconoscibile: devi distinguerti dalla massa con un colore o un accessorio azzeccato. 4) focalizzati sul «soft power» (la capacità di ottenere qualcosa tramite la propria attrattiva): ovvero, usa i tuoi pregi, il tuo stile e il tuo punto di vista per attirare gli altri. Guarda in alto e non piegarti mai. 5) affina il tuo discorso: l’abilità nel vendere se stessi o le proprie idee è basilare.
Fonte: La Repubblica, 13 agosto 2007