Un post di Sergio Longoni dà uno spunto ironico, se non fosse tragico, per una breve riflessione. Palcoscenico: Miss Italia, andata in onda pochi giorni fa su Rai 1 e subito salita agli onori della cronaca per lo screzio tra la Goggi e Mike Buongiorno, una scenetta degna del refettorio di una casa di cura per anziani. Senza nulla togliere alla miss eletta, insipida come la giuria.
Commenta Sergio Longoni sul suo KromeBlog:
I presentatori di quest’anno sono il “nuovo che avanza”: Mike Buongiorno (classe 1924) e Loretta Goggi (classe 1950).
Presiede la giuria Pippo Baudo (classe 1936)
E per concludere sul palco anche un cantante esordiente Gianni Morandi (classe 1944) che completa il quadretto in tutto e per tutto simile ad una sezione del Museo Egizio di Torino: la sala delle mummie.
Ho scritto la seguente breve email alla RAI. E’ una sciocchezza, non serve a nulla, sicuramente non se la filerà nessuno. Ma se qualcun altro volesse mandare un paio di righe a titolo personale, per far sapere cosa ne pensiamo di questo nuovo che avanza, magari arriva il giorno che questi signori vengono lasciati a casa, a fare i nonni, mentre il nuovo, non fosse mai, avanza davvero. (Copiate pure la mia, non mi offendo). L’indirizzo a cui scrivere è ufficiostampa@rai.it
Gentile Ufficio Stampa Rai,
vorrei esprimervi il mio disappunto nel vedere sempre le trasmissioni più importanti della Rai affidate alle mani ormai tremolanti di vegliardi che avevano già fatto il loro tempo nel 1980. Mi riferisco per esempio alla recente elezione di Miss Italia. Capisco il bisogno della RAI di rappresentare l’Italia il più fedelmente possibile e la conseguente necessità di mettere le trasmissioni in mano ad anziani, trasformando tutto in un pietoso teatrino degno del refettorio di una casa di cura. Una casa di cura in cui si aggirano ogni tanto discinte ventenni al solo scopo di mostrare la chiappa. Questa è tutta la gioventù che ci è dato di vedere: la chiappa.
Vi vorrei esprimere un mio desiderio: fateci sognare. La nostra vita fa già pena, vecchi capi, vecchi dirigenti, vecchi politici. Fateci sognare e dateci una televisione di trentenni, illudeteci che ci sia un posto almeno in Italia dove non è necessario essere prossimi all’alzheimer per avere un lavoro.
Sentitamente ringrazio,
Federico
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