In una giornata di consultazioni e dibattiti in Senato e statali che annunciano uno sciopero per il 26 ottobre, ci fermiamo un attimo a fare il punto sull’occupazione. A quanto pare in Europa gli occupati crescono sempre di più. Ma in Italia il tasso di occupazione e quello di attività non crescono e, anzi, aumentano le distanze dal resto d’Europa. Così, seppure il tasso di disoccupazione continua a diminuire, non cenna ad aumentare la quota di popolazione coinvolta o interessata al lavoro.
Come si spiega? Semplice: sfiducia verso i centri per l’occupazione a in pochi ormai si iscrivono e abbandono della ricerca del lavoro per altri. Rinunciano, stremati da anni di ricerche vane, lavori precari, stage (una bella parola per ‘lavorare gratis’).
Secondi i dati di Eurosat indicati nel Labour Force Survey, nell’ultimo anno il tasso di occupazione dei venticinque paesi dell’Unione europa è salito al 64,9 per cento, un punto percentuale in più rispetto all’anno scorso. In Italia invece i valori sono rimasti immutati alla quota del 57,9 per cento. In Spagna, nello stesso periodo, la proporzione è salita al 65,1 per cento (un anno fa era il 64 per cento), in Germania al 68,4 per cento (era il 66,4 per cento), in Francia al 62,9 per cento (era il 62,7 per cento). Anche i valori relativi al tasso di attività, ovvero la proporzione di persone che sono al lavoro e quelle che vorrebbero essere al lavoro, non sono confortevoli.
Nella media Ue a 25 la quota è pari al 70,5 per cento, un paio di decimi più di quanto non fosse l’anno scorso. In Italia invece la quota degli “attivi” si ferma al 61,9 per cento, quasi un punto percentuale in meno dell’anno scorso quanto era del 62,7 per cento.
Non si può che dedurre che nell’ultimo anno le cose, invece di migliorare, sono peggiorate. In Italia. Significativamente più elevate le proporzioni negli altri paesi: In Spagna il tasso di attività è pari al 69,3 per cento, in Francia si arriva al 69,3 per cento, in Germania al 75,7 per cento, in Olanda il 78 per cento e nel Regno Unito si arriva al 75,1 per cento. In Scandinavia i valori sono ancor più elevati. A incidere sui bassi valori italiani soprattutto il basso coinvolgimento delle donne all’interno dell’universo occupazionale.
In Italia si è arretrati al 50 per cento (era il 50,9 per cento l’anno scorso). La media europea è invece del 63,1 per cento. E non sono particolarmente confortevoli neppure i dati relativi alle persone che hanno iniziato un nuovo lavoro negli ultimi tre mesi. In Italia sono stati solo 827 mila, ovvero il 3,6 per cento mentre il fenomeno ha coinvolto un maggior numero di persone, sia in termini assoluti che in termini relativi, in Francia (1,4 milioni, ovvero il 5,8 per cento), in Spagna (1,5 milioni, con il 7,4 per cento). Fonti: National Statistics Online La Repubblica, 03 Ottobre 2007, Occupazione, Italia ancora lontana dall’Europa