In Ovosodo (1997) ci ha presentato il precariato della vita, quell’ovosodo che non va né su ne giù a chi pur con un’intelligenza sopra la media, si trova a confrontarsi con la mancanza di mezzi tutti i giorni e finisce per accontentarsi della sua vita fatta di piccole cose, impiegato nella fabbrica che l’ha visto per anni operaio. Il messaggio è da cercare invece nell’amico ricco, finto-artista-bohemienne, figlio dei padroni della fabbrica, che cadrà sempre in piedi e anche lasciandosi dietro qualche vittima. La condizione sociale e lo status economico non si cambiano, sembra suggerire il film.
Ora Virzì torna a parlare di lavoro e status sociale. Lo fa parlando di precari, prendendo spunto, come lui stesso ha affermato, dal caso Atesia (ne abbiamo parlato qui poco tempo fa).
Il film esce a marzo, ci saranno un sindacalista (Valerio Mastandrea) che tenta di portare i diritti dei lavoratori in un call center, ma si scontra con la paura dei precari di perdere il posto, anche se è un posto precario, anche se è sottopagato. Ma un posto da difendere, che un po’ dà da mangiare. Il film si ispira anche al libro di Michela Murgia “Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria” che si è trovata a lavorare in un call center della Kirby (abbiamo parlato anche di loro, qui).
La protagonista del film di Virzì, Marta (Isabella Ragonese), è laureata a pieni voti in filosofia e finisce a fare la telefonista, con valori della cultura e del lavoro completamente capovolti, dove c’è da cantare la canzoncina motivazionale prima di cominciare, diretti dalla team leader Daniela (Sabrina Ferilli).
Bene, ora non rimane che aspettare l’uscita di Tutta la vita davanti il 14 marzo e… come molti siamo piuttosto curiosi! 😀