Interessante sondaggio svolto dal sito informatori.it, di cui riportiamo i risultati. A quanto pare il mobbing percepito, soprattutto in caso di calo delle vendite, arriva addirittura al 71,9%. Per molti il mobbing sfocia in un accomodamento economico con relative dimissioni, che rispetto alle condizioni di lavoro sembra quasi la soluzione paradisiaca. Ma è un grave errore cedere, ce lo spiega nell’editoriale di seguito Ernesto Rossi. Un settore molto duro, non c’è che dire!
Questi i dati del sondaggio:
Domanda: Nella tua azienda gli informatori subiscono mobbing?
71,9% Sì, quando l’informatore non ottiene risultati di vendita
13,3% Sì, solo in casi molto rari
9,5% No, mai
5,2% Non so
Il commento di Ernesto Rossi, per informatori.it:
I dati sono eclatanti oltre l’84 % dei partecipanti al sondaggio ha indicato come questo fenomeno sia presente nella propria azienda e che è fortemente collegato ai risultati di vendita dell’informatore nella sua zona. Il più dei colleghi non va a fondo su questi dati ,che già di per se stessi sono eclatanti. Purtroppo la mancanza di una legislazione specifica che punisca gli abusi di questa metodica aziendale, mancanza indicata anche dal legislatore europeo che per tale motivo ha richiamato l’Italia, unico paese europeo a non aver adottato una specifica legge in tal senso, permette ad un sistema sprezzante delle regole di muoversi a suo piacimento. Sono nati vari sportelli e servizi forniti dalle Asl per combattere tale fenomeno, ma oltre non si è andati. Dobbiamo però comprendere tale fenomeno per combatterlo con armi efficaci. Il Mobbing che si divide in Bossing (azione effettuata dai propri capi) o vero e proprio Mobbing (effettuato trasversalmente da colleghi e capi) nasce come politica aziendale (al limite della legge se non illegale), come una serie di tentativi di fiaccare la resistenza del malcapitato lavoratore alle continue sollecitazioni aziendali. E’ un fenomeno nascosto, molti colleghi non si rendono conto di tale fenomeno se non quando è oramai troppo tardi. Non essendo possibile per le Aziende licenziare un lavoratore se non per giusta causa, il più delle volte non presente, si attua una politica di sfiancamento.
Con amorevoli cure si insinuano al malcapitato presunte incapacità nel proprio lavoro,lo si affianca continuamente o lo isola dal gruppo. Moltissimi colleghi, proprio perché impreparati a subire attacchi continui del genere tendono ad accettare l’unica via di uscita fornita che risulta essere un accomodamento economico e le proprie dimissioni volontarie. E’ un gravissimo errore, da una parte consolida le sicurezze di un sistema indegno, dall’altro permette di utilizzare una metodica impropria per allontanare lavoratori “ scomodi”. So che può sembrare strano, ma, secondo me, l’unica vera strada da seguire è quella di lottare contro questa metodica. Bisogna rivolgersi per prima cosa ad un medico legale e ad uno psichiatra che relazioni sul vostro stato di salute. Createvi un dossier su quanto vi viene scritto, non abbiate timore di scrivere alla vostra azienda chiedendo chiarimenti su quanto sta accadendo. Altro aspetto è quello di trovarsi un ottimo avvocato. Il Mobbing non è un reato punibile dalla legge ma può essere quantificato in sede giudiziale da un punto di vista economico. Altro aspetto, le aziende non hanno interesse a vedere la loro “preziosa immagine” svilita. E’ su di esso che si deve lavorare. Chi subisce mobbing non è un peccatore, semmai è una vittima. Finora il disinteresse della categoria a tanti problemi ha facilitato le aziende. Perdono con un lavoratore ma vincono con mille, il gioco vale la candela. Se invece sempre più lavoratori agiscono in via giudiziale su tale fenomeno e sui soprusi ad esso collegati le cose cambiano. Le spese aumentano, i rischi pure ed allora si cambia marcia.
I casi di mobbing sono tantissimi. Dobbiamo diminuirli solo noi lavoratori.