Una professione che ha ancora il suo “core business” nell’agricoltura, ma che negli ultimi tempi ha visto ampliarsi notevolmente il mercato e gli sbocchi professionali: è l’agronomo, un’attività in continua evoluzione. “I dottori agronomi e dottori forestali non sono solo esperti di agricoltura, come erroneamente vengono ancora dipinti, ma i professionisti della ruralità. Le nostre competenze sono ampie e variegate e vanno ad interessare temi come l’ambiente e l’alimentazione”, spiega Pantaleo Mercurio, presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali.
“Il mondo rurale, non solo l’agricoltura, è il nostro campo d’azione – prosegue Mercurio -. Certo svolgiamo la nostra opera di consulenza per le aziende agricole, fornendo indicazioni sulle tecniche da adottare e dando consigli in materia amministrativa e gestionale, ma si tratta solo di una parte dell’attività lavorativa. Interveniamo infatti anche in tema di salvaguardia ambientale, siamo in prima linea per la tutela del verde e nella pianificazione territoriale. In generale si può dire che i dottori agronomi e forestali attualmente sono la professionalità più competente nella difesa e gestione del territorio”. C’è infine l’alimentazione, un settore in cui gli agronomi agiscono prevalentemente certificando la qualità dei prodotti, potendo “seguire tutto il processo di produzione del cibo. Non c’è un altro professionista che possa sostituirci ‘in toto’, proprio perché l’agronomo è in grado di accompagnare tutto il ciclo di produzione alimentare, dai campi alla commercializzazione”, sottolinea Mercurio.
I dottori agronomi e i dottori forestali hanno percorsi formativi diversi, ma confluiscono comunque nello stesso ordine professionale: per accedere alla professione è necessario essere in possesso almeno di una laurea triennale in materia agraria (per esempio Scienze e tecnologie agrarie, Scienze e tecnologie alimentari, Scienze forestali e ambientali); poi si può sostenere l’esame di Stato, che è uguale sia per agronomi che per forestali. Una volta superato, è possibile iscriversi all’albo: ce ne sono due, uno denominato “B” se si ha soltanto la laurea triennale, l’altro “A”, se si è conseguita anche la specialistica.
Attualmente il mercato è in crescita, e la domanda di agronomi e forestali con alta competenza e professionalità sta salendo: “Non sono più solamente le aziende agricole a richiedere la nostra opera – sottolinea Mercurio -. Nel settore pubblico, enti e istituzioni si rivolgono alla nostra categoria per valutazioni di impatto ambientale, riqualificazione del verde pubblico e difesa del suolo. L’agronomo ha poi competenza esclusiva in materia di forestazione. È inoltre indispensabile il nostro apporto, ad esempio, per perizie sulla stabilità degli alberi all’interno del territorio urbano”. Insieme alla domanda sale anche l’offerta: “Ormai in Italia i dottori agronomi e forestali sono 20.000, con una tendenza in crescita. Negli ultimi dieci anni il numero degli iscritti all’Ordine è raddoppiato, sono in aumento i giovani, un dato di cui sono molto felice. C’è anche un’altra positività: un tempo questo era visto come un mestiere tipicamente ‘maschile’, adesso stiamo registrando un significativo aumento della presenza di donne”.
Una crescita della domanda che è anche sostenuta anche dall’aumento dei progetti di cooperazione internazionale, nell’ambito dei quali sono sempre più ricercate le competenze possedute da un agronomo: “Certamente questo settore incide nell’aumento della domanda – conclude Mercurio -. Oggi ci sono ottime prospettive nell’Est europeo, non solo nei Paesi in via di sviluppo. I dottori agronomi e i dottori forestali italiani sono molto richiesti perché la formazione che ricevono è maggiormente completa ed elastica: sono cioè in grado di adattarsi e affrontare moltissime situazioni diverse”. Le possibilità per cimentarsi in questo campo sono ampie: le Università italiane organizzano corsi e master post–laurea per la formazione di competenze in settori economici-estimativi, ecologico ambientale, produzioni animali e difesa fitosanitaria. Gli sbocchi sembrano promettenti in grandi organizzazioni per la cooperazione allo sviluppo o in agenzie internazionali come la Fao.
Fonte: miojob.repubblica.it