Segnaliamo l’ottimo editoriale di Giorgio Pogliotti su Il Sole 24 Ore del 18 aprile 2007. Con due conti semplici calcola l’apporto della eventuale detassazione dello straordinario, preannunciata dal nuovo governo. In pratica, nelle tasche dei dipendenti, arriverebbe poco più di una seconda tredicesima. Il fatto è che secondo la CGIL il costo dell’operazione è di gran lunga più costoso del denaro che viene redistribuito ai lavoratori: la detassazione degli straordinari costa 4,1 miliardi e ne distribuisce 3,78.
Con la detassazione lo straordinario vale più di una tredicesima. La busta paga di un metalmeccanico che guadagna 1.300 euro lordi al mese ed effettua tutte le 250 ore previste annualmente dal contratto salirà di 589 euro, portando l’importo complessivo dello straordinario da 1.594 a 2.183 euro. Per un impiegato dell’edilizia, con uno stipendio lordo di 1.500 euro, con le prestazioni straordinarie fissate dal contratto la retribuzione annua aumenterà di 718 euro, facendo lievitare il valore da 1.939 a 2.657 euro.
Sono due simulazioni dell’effetto della detassazione totale dello straordinario che il governo di centro-destra intende varare per sostenere la ripresa dei consumi. Un ulteriore vantaggio si avrà sulla tassazione locale: il metalmeccanico preso in esame, se vivesse a Roma dovrebbe pagare lo 0,50% di addizionale comunale sommato ad uno 0,90% di addizionale regionale. Avrebbe quindi circa altri 30 euro in più, sommati ai 589 risparmiati sull’Irpef. Verrebbe anche superato un disincentivo che riguarda soprattutto i redditi operai che sono ai margini della prima aliquota del 23% (fino a 15mila euro): lo straordinario può far crescere il reddito imponibile portandolo nell’aliquota successiva del 27% (da 15mila a 28mila euro).
I costi di quest’operazione sono un’incognita: «Saranno compensati da una serie di effetti postivi – sostiene Renato Brunetta (Pdl) – sul versante della crescita dei redditi, della produttività e del gettito tributario, perché questa misura favorirà l’emersione del sommerso. Dopo gli straordinari, toccherà agli affitti che spesso sono pagati in nero». Altro punto delicato, la concessione del beneficio avverrà a prescindere dall’esistenza di un accordo sul secondo livello contrattuale. «Non intendiamo legare la detassazione alla presenza di un’intesa sindacale – aggiunge Maurizio Sacconi (Pdl) – anche perché in molte imprese non vi sono accordi di secondo livello». Ad essere esclusi dal beneficio sarebbero gli straordinari forfettizzati percepiti dai dirigenti aziendali.
Critico il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, autore di un intervento di eliminazione della sovracontribuzione che durava dal 1995, con il protocollo sul welfare siglato con le parti sociali: «Le risorse disponibili vanno utilizzate per diminuire la pressione fiscale su pensioni e redditi – sostiene – piuttosto che sugli straordinari su cui si è già intervenuti. Ma soprattutto i sindacati devono giocare un ruolo in questa operazione».Negativo il giudizio di Guglielmo Epifani: «Non farei diventare la querelle sugli straordinari una questione ideologica – spiega il leader della Cgil -. Quel provvedimento costa 4,1 miliardi e ne distribuisce 3,78: costa alle casse pubbliche più del beneficio che produce». Più disponibile Raffaele Bonanni (Cisl): la detassazione degli straordinari «si può fare a due condizioni: che ci sia una contrattazione a livello aziendale e che venga fatta considerando le condizioni di sicurezza sul lavoro nelle singole aziende. Non si può ragionare sullo straordinario in aziende dove non c’è sicurezza». Paolo Pirani (Uil), pur non avendo alcuna «preclusione ideologica sul tema», considera altre priorità: «Tagliare le tasse sul primo e secondo livello di contrattazione e realizzare interventi a sostegno dei redditi di lavoratori dipendenti e pensionati».