Dopo le prime progettualità del Ministro Sacconi espresse in un documento della Fondazione Biagi, che abbiamo già riassunto e commentato nei giorni scorsi, si aggiunge la notizia che il Ministro starebbe valutando alcune possibilità per prolungare i contratti a termine oltre i 36 mesi. Titola infatti oggi Il Sole 24 ore, con un articolo a cura di Nicoletta Picchio : “Contratti a termine: Sacconi studia deroghe oltre i 36 mesi“.
I precari avevano già gridato allo scandalo per la precedente risoluzione del governo Prodi: 36 mesi, più una sola proroga di altri otto, concordata tra azienda e sindacati. Il che era riassumibile in 4 anni di precariato e conseguente scaricamento del precario alle liste di disoccupazione. Perché, parliamoci chiaro, i casi di assunzione sono veramente rari, vige più che altro la regola che ‘spremuto un precario, avanti un altro‘. Non c’è infatti nessuna limitazione alle aziende a impiegare sullo stesso posto di lavoro sempre e solo lavoratori a tempo determinato.
L’errore di tutti questi provvedimenti, compreso l’attuale piano di prolungamento ipotizzato da Sacconi, è che le limitazioni contrattuali si applicano solo sul singolo precario mentre l’azienda è lasciata libera di impiegare sullo stesso posto di lavoro più precari uno dopo l’altro. Ne consegue che tutti questi provvedimenti sono solo un aiuto alle aziende che potranno sottopagare un lavoratore per quattro e più anni, per poi prenderne un altro con le stesse modalità.
Il prolungamento è un favore che si fa alle aziende, NON ai lavoratori: se i contratti a termine potessero durare solo 6 mesi, non di più, e non ci potessero essere più di tre contratti a termine consecutivi sulla stessa mansione, sarebbe un deterrente sufficiente allo sfruttamento di manodopera che si sta attuando in Italia. Invece prolungando questa tempistica, si fa un grande regalo alle aziende: nessun pensiero per quattro anni, un lavoratore sempre sul filo del rasoio, senza garanzie, senza straordinari, senza futuro, tenuto per il collo con il rischio di licenziamento senza bisogno di addurre alcuna giusta causa. Alla fine dei quattro anni, il lavoratore precario resta a casa e l’azienda riparte con un altro. Formazione e reclutamento solo ogni 4 anni invece che ogni 6 mesi.. indubbiamente un bel regalo per qualsiasi azienda!