E’ in corso da qualche giorno una interessante discussione su Repubblica degli Stagisti , il sito di Eleonora Voltolina, giornalista e ex-stagista. La discussione è partita dall’esperienza di tale Olimpia, intraprendente ventiseienne italiana che a breve prenderà il volo per approdare a un lavoro ben pagato e adeguato alle sue competenze.
Chiaramente non in Italia, Paese nel quale Olimpia, dopo ben due stage si sentiva offrire solo altri stage . In Italia la dichiarano ‘non ancora pronta’, ‘troppo giovane’. In Olanda dopo un colloquio le offrono 37000 euro lordi all’anno, senza nemmeno un periodo di prova in stage .
Dov’è la differenza? In Olimpia che ha fatto faville in Olanda e una pessima impressione in Italia oppure nella cultura aziendale italiana che considera una ventiseienne laureata con master, stage in Italia e negli USA, poco meno che un limone da spremere facendola lavorare gratis?
Uno stage ‘giusto’ è quello che propone Repubblica degli Stagisti come cura a questo male tutto italiano, che ai ventenni neolaureati apre le porte verso una precarietà a tempo indeterminato.
Eleonora propone tre punti attuativi:
1) Tempi definiti per la durata di ogni stage: massimo 3 o 6 mesi
2) Divieto assoluto di prorogare lo stage: se l’impresa è contenta del lavoro di uno stagista, che al termine dello stage lo assuma, o gli faccia qualche contratto strano (sempre comunque migliore del contratto di stage!)
3) Rimborso spese minimo obbligatorio (almeno 5-600 euro al mese) per tutti gli stagisti in possesso di laur
Noi ne proponiamo un quarto:
Imporre un limite alle aziende: massimo 3 stagisti sequenziali sulla stessa posizione. Tagliare l’abitudine di ricoprire ruoli di segreteria e manovalanza con stagisti, trattati come schiavi e costretti a lavorare gratis. Basta con i laureati in lettere, lingue, filosofia, psicologia impiegati come commessi di libreria con stage di un anno a 300 euro al mese (quando va bene). Il commesso di libreria, con tutto l’onore per chi svolge la professione, non ha bisogno di una laurea e nemmeno di uno stage di un anno per imparare a mettere i libri sullo scaffale. Si chiama sfruttamento e rasenta lo schiavismo, condizione che si verifica quando una persona non viene pagata per le proprie mansioni e non le viene impartita, in cambio, una formazione ad un livello più alto del suo titolo di studio (cosa che invece lo stage dovrebbe fare).