La denuncia è della Cgil, che ha fatto i conti di quanto costerà a oltre 200mila lavoratori di ministeri e di alcuni enti pubblici, il blocco di leggi che nel tempo sono andate a costituire il cosiddetto “salario accessorio”. C’è chi per esempio prende 500 euro, parte del proprio stipendio, grazie a una norma del 2003, che stabiliva incentivi per la lotta all’evasione. Una legge che Tremonti ha deciso di disapplicare per tutto il 2009. E così ha fatto con tutte le altre che riguardano ognuna un diverso ministero, votate in epoche diverse e per motivi diversi, quasi tutti premi e gettoni presenza per i magri stipendi statali.
Molti impiegati statali hanno denunciato, secondo la CGIL, un taglio della busta paga che arriva al 30%. Sulla retribuzione complessiva annua, si va infatti da un minimo di 280 euro a un massimo di 9.500 euro in meno.
Secondo l’analisi di Barbara Ardù, su La Repubblica del 19 Luglio 2008, “la tabella elaborata dalla Cgil è abbastanza semplice. Ci sono indicati ministeri ed enti, le leggi che aumentavano il cosiddetto “salario accessorio”, quello che entrava alle varie amministrazioni e che finiva in busta paga, il numero dei dipendenti che ne usufruivano e il taglio annuo pro-capite sullo stipendio del 2009. I più “fortunati” sono i dipendenti del ministero del Welfare, che dovranno rinunciare a circa 274 euro l’anno. Alla Salute, al contrario, c’è chi piangerà e saranno soprattutto medici. Il “taglio” medio è di circa 9.467 euro l’anno. Andrà decisamente meglio ai lavoratori del ministero della Difesa (316 euro) o a quelli delle Comunicazioni (456 euro).
Certo è una tabella costruita su medie: l’usciere di un ministero perderà certo meno di un funzionario, ma certo lo stipendio non sarà più lo stesso per tutto il 2009. E i tagli sembrano non fermarsi qui. C’è anche una riduzione dei fondi previsti per la contrattazione integrativa, fondi che erano già bloccati dal 2004 e che adesso vengono tagliati del 10 per cento. Il caso di un insegnante, per esempio, che se partecipa a un progetto diverso dal suo lavoro quotidiano si ritrovava qualche cosa di più in busta paga. Secondo la Cgil, “si tratta di una destrutturazione e conseguente demolizione dei servizi pubblici e del lavoro pubblico. E l’obiettivo è quello di demolire i contratti pubblici per poi passare a quelli privati”.
C’è poi il capitolo malattie, l’altro asso nella manica del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta per combattere l’assenteismo. Una stretta che prevede una visita medica fiscale obbligatoria anche nelle assenze di una sola giornata e la decurtazione della parte variabile dello stipendio dopo i primi dieci giorni di assenza, per malattia o permessi.”