Cassa integrazione a rotazione per 4.385 dipendenti di Alitalia, legati alla messa a terra di 34 aerei, come previsto dal piano Prato. La procedura formale è stata comunicata oggi ai sindacati tramite una lettera dal commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi. In particolare, il provvedimento riguarda 831 piloti per 12 giorni al mese, 1.383 assistenti di volo per 10 giorni e 2.072 dipendenti di terra per 6 giorni al mese.
Cosa significa per questi lavoratori e per tutti gli altri lavoratori italiani? Prima di tutto significa aiutare temporaneamente i lavoratori di Alitalia in una situazione difficile e si spera transitoria. Ma vuol dire anche un peso maggiore in tasse sugli altri lavoratori, come ogni volta che viene stanziato il fondo per una cassa integrazione di queste dimensioni. Si calcola infatti che tutte le misure prese per Alitalia, incideranno sulla spesa delle famiglie italiane nell’ordine dei 200 euro annui.
La Cassa Integrazione è un intervento di sostegno per lavoratori di aziende in difficoltà e resta tra i più importanti ammortizzatori sociali italiani. C’è però da chiedersi seriamente: era necessario arrivare fino a questo punto? Si poteva evitare questo costo per le tasche degli italiani, già vuote? E, soprattutto, si poteva evitare questa misura ai dipendenti Alitalia?
Perché, ricordiamocelo bene, ai lavoratori messi in cassa integrazione, cioè temporaneamente sospesi dal lavoro, viene garantito un sostegno al reddito per un certo limite di tempo, NON un posto di lavoro.