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SCUOLA: SONO COMINCIATI I TAGLI, 400 PRECARI A CASA

Scritto da: Redazione Bloglavoro 19 Settembre 2008 – 19 Settembre 2008 - 14:15

Oltre 400 precari della scuola palermitana sono rimasti a casa senza stipendio. Dopo anni di supplenze, a fine agosto, sulla loro testa è caduto un licenziamento in tronco senza preavviso, essenzialmente determinato da due fattori: i tagli decisi per risanare i conti pubblici e il ritorno a casa dei colleghi immessi in ruolo al Nord. Per i «licenziati» della scuola si apre una stagione all´insegna della speranza e della ricerca di una nuova sistemazione. Ma tirare avanti senza stipendio è dura per chiunque.

Pietro Di Giovanni, professore di Lettere alla scuola superiore, ha girovagato per anni nelle scuole di Palermo e Trapani e adesso si ritrova senza lavoro. «Sto vivendo una situazione particolarmente pesante», dice il trentottenne che non nasconde le sue preoccupazioni. «Ho iniziato otto anni fa – racconta il supplente – e, grazie ai posti lasciati vacanti negli istituti provinciali e regionali paritari dai colleghi che preferivano assicurarsi un posto statale, riuscivo a lavorare anche senza abilitazione. Successivamente, sono riuscito a lavorare anche nelle scuole statali e a conseguire l´abilitazione. Ma, paradossalmente, la situazione è peggiorata: le cattedre disponibili si sono ridotte e per coloro che hanno scelto di insegnare Italiano alla scuola superiore si aggiunge la beffa: i colleghi della scuola media con metà del mio punteggio lavorano, io no». Pietro è sposato e ha una figlia. La sua «fortuna» è che la moglie, precaria anche lei per anni, è entrata di ruolo l´anno scorso, ma intravede un orizzonte pieno di nubi.
«Se le voci che circolano sui tagli alla scuola superiore sono fondate, quelli nelle mia stessa situazione non hanno prospettive», spiega.

Lo tsunami che sta investendo la scuola non risparmia nessuno. Giusi V., 45 anni, fino all´anno scorso insegnava Inglese alla scuola media. Era precaria ma sembrava che da tre anni a questa parte le cose avessero preso una buona piega. «Due anni fa, ho lavorato per l´intero anno e l´anno scorso ho preso una supplenza nella sezione ospedaliera della scuola media Scinà». Durante le convocazioni fatte dall´Ufficio scolastico provinciale (l´ex provveditorato) lo scorso mese di agosto, prima che arrivassero a lei i posti erano già ampiamente esauriti. «Per una famiglia con una bambina con problemi di salute – racconta – uno stipendio in più è di fondamentale importanza: occorre pagare le terapie e i frequenti viaggi a Roma per le visite specialistiche». L´ultima spiaggia è la convocazione indetta dal provveditorato per lunedì prossimo: se dovesse andare male «bisognerà trovare un´alternativa».

«Secondo i nostri conteggi – dichiara Enzo Granato, segretario provinciale della Uil scuola – i precari rimasti senza incarico quest´anno sono oltre 400». Oltre ai tagli, una parte dei loro posti è stata occupata dalle assegnazioni provvisorie dei docenti siciliani immessi in ruolo al Nord che ritornano a casa per un anno da Varese, Modena, Torino e tante altre province settentrionali. Per i precari rimasti al palo non resta che aspettare le supplenze brevi delle scuole o rivolgersi alle paritarie. «Ogni anno – dice Antonino Rizzotto, preside dell´istituto Platone di Palermo – abbiamo un certo turn over, ma dall´anno scorso per effetto del taglio alle classi collaterali, le cose sono cambiate anche da noi». Non restano che gli «spezzoni» di cattedra (da 2 a 5 ore) che vengono assegnati dai presidi e assicurano punteggio e stipendio, seppure ridotto.

«Nel mio istituto – spiega Leonardo Saguto, preside del liceo scientifico Cannizzaro di Palermo – è rimasto uno spezzone di 4 ore di Francese. Ma prima di ricorrere ad un supplente devo chiedere la disponibilità ai docenti di questa scuola». La norma è tassativa: se i prof di ruolo accettano gli spezzoni non si può chiamare un supplente. È già accaduto, ad esempio, al tecnico per il turismo Marco Polo. «Quattro spezzoni di 2 ore – racconta il preside dell´istituto, Vincenzo Amato – sono stati assegnati agli stessi docenti della scuola. Mi resta un solo spezzone di 5 ore che, se anche questo non viene assorbito da un docente di ruolo, potrebbe andare ad un supplente».

FONTE: Salvo Intravaia su La Repubblica – Edizione di Palermo, 19 Settembre 2008

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