Abbiamo parlato con Anna, che lavora a uno sportello INPS dell’area milanese. Anna è un nome di fantasia, preferisce restare anonima, ma è tra i lettori di Bloglavoro da quando seguì una discussione sui concorsi anni fa, mentre si preparava proprio per il concorso all’INPS in cui poi entrò a lavorare.
Anna ci ha parlato di una condizione drammatica dei colleghi che non sanno affrontare l’ondata di neodisoccupati che si recano ogni giorno ai loro sportelli. “Solo chi entra nei nostri uffici può capire cosa sta succedendo davvero in Italia“, ci racconta. “Noi facciamo il possibile, sono stati aggiunti altri sportelli e stiamo facendo spesso degli straordinari non retribuiti per far fronte a tutto il lavoro. Però ci sono persone che aspettano da due o tre mesi, ma di più non riusciamo a fare.
Noi non siamo aumentati, mentre le richieste sì. Ho colleghi che saltano anche la pausa pranzo per non chiudere lo sportello.
Quello che ci sprona sono le loro espressioni e i visi tristi” sottolinea Anna “centinaia, ogni mattina, come noi. Ci sentiamo molto partecipi e cerchiamo di fare tutto il possibile, figurandoci come staremmo noi al loro posto“.
Vittime della crisi e dei licenziamenti a spron battuto, ci sono persone che si devono accollare anche code di sei ore al freddo, per strada, per poter segnalare all’INPS il proprio stato di ‘non più occupato’ e fare richiesta per l’indennità di disoccupazione.
Per una volta, però, non è colpa dell’INPS. Infatti l’ondata di licenziamenti sta mettendo a dura prova l’organico dell’Istituto di previdenza sociale e nonostante gli annunci di supposte riprese economiche, la realtà è che nella sola area di Milano il numero dei disoccupati è cresciuto del 43,72% alla fine del 2008. +43,72% di disoccupati in un anno è un dato piuttosto serio, che ha già smesso di essere ‘allarmante’ per entrare di diritto nella definizione di ‘grave’.
Le richieste di indennità di disoccupazione sono triplicate rispetto al febbraio 2008, afferma la CGIL. Ogni ufficio INPS di città come Milano, Torino, Roma deve gestire quotidianamente da 300 a 400 pratiche per la richiesta di indennità e ovviamente non ce la fa. Oltre al danno anche la beffa: l’indennità consiste nel 60-70% dello stipendio per otto mesi. Ma se non arriva, se la pratica non viene neanche evasa, con cosa si vive? Attualmente, chi ha inoltrato la domanda da fine novembre in poi, non ha ancora ricevuto risposte né soldi. “E la situazione peggiorerà” ci dice ancora Anna “perché i disoccupati continuano ad aumentare di giorno in giorno. Abbiamo previsto di allungare gli orari di apertura degli sportelli, ma servirà solo per accettare più domande. Ma poi le domande vanno vagliate e evase, chi lo farà questo lavoro se saremo occupati per la maggior parte del tempo allo sportello?“