Abbiamo parlato qualche tempo fa dei costi e delle modalità di apertura di una parafarmacia, annoverandola tra le nuove professioni.
Sembra però di diverso avviso il Ministro Fazio, che ha ipotizzato la fine dell’esperienza parafarmacie in Italia. Infatti, contrariamente a quello che avviene per le farmacie e per tutte le altre attività commerciali, da adesso la sopravvivenza di queste attività dipenderà dalla capacità “di dimostrare la concreta utilità di questo canale distributivo, a fronte di un servizio già offerto dalle farmacie tradizionali e dalla vendita nella grande distribuzione”.
Il 4 marzo al Ministero del Welfare è previsto un tavolo tecnico per parlare della riorganizzazione del sistema farmacie. Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ritiene infatti che al sistema siano sufficienti due grandi canali distributivi, ovvero farmacie e grande distribuzione (supermercati). Il terzo canale, ovvero le parafarmacie, non fanno nulla di diverso dalla grande distribuzione, ha affermato Fazio.
In un’ottica di riorganizzazione di questo tipo, con la soppressione delle parafarmacie, quale sarebbe il destino delle 2.300 parafarmacie ed esercizi farmaceutici italiani aperti a partire dal 2006? Sono attività molto giovani, in qualche caso redditizie, cosa succederà nel momento in cui verranno soppresse?
La risposta è stupefacente…
Il sottosegretario ha risposto ad ADNKronos che “Si troverà un modo per congelarli o riassorbirli in modo graduale nella Gdo o nelle farmacie tradizionali”.
Quindi, cerchiamo di capire: una persona apre una parafarmacia, dopo soli DUE ANNI dichiarano la sua impossibilità di esistere e questa persona deve farsi inglobare, ammesso che ci riesca, in una catena di supermercati (impossibile per molti motivi) oppure da una farmacia (e come? lo assumono come commesso?! Da proprietario a dipendente e senza sceglierlo?).
Senz’altro una interessante visione del libero mercato…