A quanto pare la crisi di General Motors mette a rischio anche la sua controllata tedesca Opel. Infatti, secondo il quotidiano tedesco Die Welt (articolo di oggi Unternehmer lehnen Staatshilfe für Opel ab), la casa automobilistica sarebbe vicina a una decisione drammatica quale depositare i libri in tribunale. Nella sua edizione di questa mattina il quotidiano afferma che i vertici della casa automobilistica ne starebbero parlando con diversi studi legali, dopo che non è stato raggiunto nessun accordo per un intervento con fondi statali e l’idea di un rilancio della casa automobilistica sta sfumando, vista anche la crisi dell’automotive. Un rilancio in questa situazione economica sarebbe a dir poco ridicolo, ma senza un rilancio la Opel non è in grado di resistere altro tempo.
Il ministro dell’Interno tedesco, lontano anni luce dalle posizioni italiane di assistenzialismo gratuito e indefesso, ha addirittura affermato che “Nei casi come quello della Opel – ha detto Wolfgang Schaeuble (Cdu) al quotidiano Handelsblatt – si dovrebbe prendere in seria considerazione anche la richiesta dello stato d’insolvenza» (riportato dal Sole 24 Ore di ieri, Opel verso la bancarotta ). Ma un’altra mossa non è scappata ai giornalisti tedeschi. Come riporta il Sole 24 Ore (a opera di qualche sconosciuto pubblicista che invece andrebbe doverosamente citato!) inoltre “Nel frattempo la Bild rivela che General Motors non è più in possesso dei brevetti di Opel, rilevati alcuni anni fa. Gm li avrebbe infatti impegnati come garanzia presso il ministero statunitense delle Finanze, per ottenere degli aiuti pubblici. La questione dei brevetti di Opel è decisiva per il futuro della casa tedesca, che, per uscire dalla crisi, intende tra l’altro allentare i rapporti con la casa-madre.”
Chiaramente i giornali italiani a parte il Sole 24 Ore, non riportano nulla o quali, ritenendola una questione squisitamente tedesca. Forse sfugge il piccolo insignificante particolare che con la chiusura di Opel e del suo indotto, sarebbero circa 300.000 lavoratori solo in Germania e quasi 600.000 nel resto d’Europa, Italia compresa, a perdere il lavoro senza nessuna misura di emergenza (cassa integrazione, mobilità ecc.) attualizzata.