Sembra aleggiare nell’aria un’inversione di tendenza nel modo di pensare delle famiglie italiane, rispetto alle scuole e al futuro dei figli.
Forse tanti anni di precariato per i laureati, le continue problematiche legate agli stage e ai lavori sottopagati proprio nelle fasce alte dell’istruzione, portano molti a riconsiderare le carriere di artigiani e operai specializzati.
La scelta delle scuole si sposta verso gli istituti tecnici e per quelli che vogliono entrambe, al liceo tecnologico, vittima però dei recenti tagli del Ministro Gelmini.
E’ questo il quadro che si evince dai dati delle iscrizioni alle scuole superiori per il 2009/2010. Il calo dei licei (da 41,7 a 41,3 ogni 100 iscritti al superiore) inizia a far preoccupare i dirigenti di queste scuole: rappresenta un segnale ormai nitido. I licei, in generale, perdono il 2% degli iscritti, a favore degli istituti tecnici.
La scelta è più netta al Nord, dove il divario tra itis e licei appare molto netto, con una perdita evidente di questi ultimi. Conseguenza della carenza di posti di lavoro per laureati e ricerche incessanti di operai specializzati, con stipendi che spesso superano quelli dei neolaureati (e nemmeno tanto ‘neo’ a volte!) ?
Sicuramente maturare un progetto lavorativo che non sia ingabbiato nel cliché liceo-università come meta più alta, premia maggiormente sul lungo periodo piuttosto che l’entrata quasi certa nelle file dei disoccupati laureati, degli stagisti ad interim e dei precari in genere. Certo, se poi papà ha lo studio da avvocato, il discorso cambia. Ma questi, in Italia, sono discorsi vecchissimi e forse è ora di guardare a quale sia concretamente la situazione lavorativa in questo paese.