“Il sistema è sbilanciato, così non riusciremo ad andare avanti” ha tuonato Emma Marcegaglia. Non c’è da esserne stupiti, visto che da più di vent’anni lo stanno ripetendo insigni economisti, senza ricevere ascolto dalla politica. O ricevendolo solo in prossimità delle elezioni.
In un Paese con uno dei più bassi tassi di crescita in Europa, uno dei più alti tassi per il lavoro nero, ci si chiede infatti chi debba infine pagarle queste pensioni. Quelle erogate infatti, superano di gran lunga i contributi in entrata.
L’attuale Governo comunque, nell’urgenza di altre faccende, non sembra orientato a far scattare il nuovo intervento previdenziale prima del 2010, anno in cui diventeranno operativi i nuovi coefficienti di trasformazione dai quali dipende l’importo delle future pensioni. L’occasione per riavviare la discussione tra parti sociali e Governo potrebbe essere però la definizione delle proposta per alzare la soglia di uscita delle lavoratrici del pubblico impiego, proposta che arriva dalla doverosa attuazione delle indicazioni dell’Unione Europea.
In tutto questo come si posiziona il libro bianco del Ministro Sacconi sulla riorganizzazione delle politiche sociali? Ai margini. Perché in questo momento nessuno sembra essere interessato a prendere in considerazione il problema welfare relativo alle pensioni, come invece ha auspicato la Marcegaglia.