Ci hanno chiesto in molti via email come mai non abbiamo pubblicizzato il sit-in di protesta del 15 luglio in piazza Montecitorio, sit-in organizzato per protestare contro i tagli delle cattedre. Il motivo è che a nostro parere questa manifestazione era del tutto inutile, sarebbe valsa invece la pena di protestare a suo tempo, quando si poteva ancora fare qualcosa.
A questo punto, ormai, i giochi sono fatti e i tagli sono sicuri. Vediamo semmai perché e come. A settembre, come è ormai sicuro, oltre 16 mila docenti saranno costretti a restare a casa senza cattedra e, soprattutto, senza stipendio. Mentre la FLC-Cgil parla di “licenziamenti” veri e propri, il governo continua a ripetere che non verrà licenziato nessuno. Chi ha ragione? In realtà il governo, ma per un gioco linguistico. I precari, infatti, non si licenziano. Semplicemente, non si riassumono. Quindi è vero che non licenziano nessuno, ma è anche vero che in 16.000 resteranno a casa disoccupati.
Lucida e chiarissima la sintesi fatta da Salvo Intravaia su La Repubblica: “Un fatto è certo: fra docenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) a settembre svaniranno 57 mila posti: un record per la scuola. Solo i pensionamenti attenueranno quello che poteva essere un autentico tsunami: andranno in pensione in 41 mila liberando altrettanti posti. Ma dell’indennità “di disponibilità”, ventilata dal governo a favore dei supplenti annuali (quelli con contratto fino al 31 agosto), non vi è traccia.”
Cosa aspettarsi ora? Non si sa. Le non-riassunzioni di 16000 precari sono ormai certe. Le battaglie sindacali riprenderanno dopo la pausa estiva ma non è detto che ci sia ancora qualcosa per cui battersi visto che ormai i giochi sono stati fatti da mesi.