Hanno trascorso la notte sulle gru i quattro operai della Innse Presse e il funzionario della Fiom che ieri mattina sono entrati dentro la fabbrica e si sono arrampicati sui carri ponte come gesto di protesta contro lo smantellamento dei macchinari della storica azienda milanese.
Gli operai hanno parlato più volte, nel corso della notte, con i loro colleghi che presidiavano la fabbrica all’esterno e hanno fatto sapere di stare bene e di essere determinati ad andare avanti. Gli operai erano saliti sulle gru verso le 11.30 di ieri mattina, dopo avere aggirato il blocco delle forze dell’ordine, intervenute a difendere il nuovo proprietario che voleva procedere allo smantellamento dei macchinari. Attualmente gli operai che protestano, si trovano all’interno delle cabine guida delle gru alte circa dieci metri e sono sorvegliati da poliziotti e vigili del fuoco. A quanto si è appreso da ANSA, invece, non sono tornati al lavoro gli operai delle ditte acquirenti che hanno il compito di smontare i macchinari e portarli fuori dalla fabbrica.
La Fiom-Cgil ha spiegato di avere inviato ieri una lettera alla presidenza del consiglio per chiedere l’ intervento diretto del premier Berlusconi per arrivare ad una soluzione della vicenda ma nonostante sia stato sollecitato diverse volte sulla vicenda Innse, non è mai arrivato un cenno o una risposta. I lavoratori ieri inoltre avevano respinto la proposta della Prefettura di sospensione delle operazioni di smontaggio per alcuni giorni, visto che era una soluzione solo provvisoria.
Perché questa protesta? La Innse, come tante altre fabbriche del milanese, è stata acquistata in un periodo critico ma con la produzione ancora in attivo e potrebbe continuare tranquillamente a produrre, le commesse ci sono. Il nuovo proprietario invece ha usufruito di tutti i benefici fiscali e aiuti vari per la Innse, procedendo poi alla svendita, smembramento e smantellamento dei macchinari. Un’operazione che rende, molto più che mandare avanti una fabbrica e che purtroppo continua a ripetersi nel nostro Paese, dove gli industriali e gli affaristi sono iper-protetti e favoriti per portare le produzioni all’estero e licenziare. In questo caso però gli operai, sostenuti dalla Fiom, si sono opposti e stanno lottando da tempo per mantenere attiva la Innse ed evitare la svendita dei macchinari, che determinerebbe la chiusura definitiva e la perdita dei posti di lavoro.
Il 3 agosto la Fiom-Cgil ha espresso una dura condanna per l’intervento della polizia all’Innse per consentire al proprietario delle macchine lo smantellamento, distruggendo così ogni speranza di lavoro per i dipendenti che lottano accanitamente. La fabbrica è infatti presidiata dagli operai da piu’ di un anno, i quali sorvegliavano i macchinari ad alta tecnologia presenti, macchinari che garantivano il proseguimento della produzione. Purtroppo la Innse, è finita in mani speculative, a cui la produzione non interessa e che vogliono trarre profitto solo dalla vendita dei macchinari. Quello che non dovrebbe invece esserci è il silenzio del Governo, che in un Paese civile non può permettere che la speculazione distrugga la produzione.