Avevamo parlato qualche giorno fa del caso Innse, invitando a seguire la protesta degli operai che allo stremo si erano barricati su un ponte meccanico dell’azienda per impedirne lo smantellamento, dovuto solo a ragioni di speculazione finanziaria del nuovo proprietario. Gli operai ci sono rimasti per oltre una settimana, insieme a un sindacalista della Fiom.
Al termine di una seconda, interminabile giornata di trattative, è stato raggiunto l’accordo per la vendita della Innse di Milano alla cordata guidata dalla Camozzi di Brescia. Lo stabilimento non sarà smantellato e l’azienda metalmeccanica continuerà a produrre. I quattro operai che con un delegato della Fiom si trovavano da oltre una settimana su una gru all’interno della fabbrica sono scesi e hanno riabbracciato parenti e colleghi in festa.
La svolta è avvenuta poco dopo la mezzanotte in prefettura a Milano, sede della trattativa, mentre la notizia è stata data questa mattina. E’ stata trovata l’intesa fra Silvano Genta, proprietario della fabbrica metalmeccanica, il gruppo di imprenditori capeggiato dalla Camozzi e la Aedes, l’immobiliare proprietaria del terreno su cui sorge lo stabilimento. La Fiom ha visto accolte le sue richieste, concordate con gli operai della Innse, su piano industriale, riassunzione dei lavoratori, ammortizzatori sociali e cassa integrazione, oltre al riavvio della produzione da settembre. Nell’accordo, firmato dalla Fiom-Cgil e dalla Rsu, c’é la garanzia del posto per tutti e 49 gli operai che dal maggio del 2008 sono stati messi in mobilità e che hanno portato avanti in questi mesi la loro protesta.
Gli operai hanno affermato ai microfoni di Radio Popolare che “Il vecchio tipo di lotta, lo sciopero, non funziona più. Bisogna utilizzare nuove forme di lotta. Dobbiamo resistere. Più punti di resistenza ci sono, meglio è per tutti”.