Purtroppo molti, tornando dalle ferie o dopo un mese di attesa forzata nella calura delle città, si troveranno con una pessima notizia, nonostante tutti i proclami di positività da parte di Confindustria e dell’attuale Governo.
La realtà dei fatti è che queste aziende riportate di seguito sono tra le maggiori in Italia. E sono tutte avviate alla chiusura. Parliamo di dati concreti, non di dati generici:
- Ideal Standard di Belluno e Pordenone: 250 esuberi più altri in arrivo, già annunciati
- Safilo, stabilimenti friulani: altri 500 posti a rischio, più quelli già in cassa integrazione da tempo.
- Carraro di Campodarsego: 650 in cassa integrazione.
- Marzotto di Portogruaro: 250 in contratto di solidarietà da due anni, in scadenza
- Myair di Vicenza: 250 licenziamenti in arrivo.
- Merloni di Fabriano e Nocera Umbra: 3000 dipendenti in attesa che qualcuno compri la fabbrica in ammnistrazione controllata.
- Cablelettra e Cablelettra Sud: 400 licenziati negli ultimi 3 anni, 300 già in mobilità, circa 200 in cigo a rotazione, l’azienda in amministrazione controllata da agosto 2009, è in attesa di commesse nel settore auto.
- Manuli Rubber di Ascoli Piceno: altri 375 messi in mobilità.
- Roccatura di Russotto a Prato sotto sfratto, per ora è stato salvato dalla solidarietà degli altri terzisti che hanno bloccato l’ufficiale giudiziario.
- Radicifil di Pistoia: 140 che dovevano entrare in cassa integrazione a rotazione e invece non torneranno al lavoro, licenziati per ‘eventi improvvisi’ molto poco chiari
- Delphi di Livorno: 400 lavoratori a casa, confermata la chiusura.
- Siderurgico di Taranto: dopo le ferie forzate per i 3 mila dell’Ilva, si rientra in pochi, con 6500 in cassa integrazione.
- Petrolchimico di Porto Torres: l’Eni chiude il petrolchimico, a rischio certo i 900 lavoratori addetti oltre ad altri 800 occupati nell’ indotto.
- F.lli Salviato Srl di Castronno (VA) e Mirano (VE): approvata la cigs dal gennaio 2009 al giugno 2010 per 72 dipendenti; giugno 2009 viene richiesto un secondo concordato, 200 dipendenti rischiano ora il posto mentre i primi 72 non percepiscono nemmeno la cigs
- Franzoni Filati di Esine e Trani: tutti i 154 lavoratori di Trani avviati al ricollocamento, dei 167 di Esine se ne erano salvati una cinquantina, ora in bilico, con tutti gli stabilimenti chiusi. La sede legale però resta in Vallecamonica mentre la produzione è spostata in Bosnia, con manodopera a basso costo.
Non bastasse, queste sono solo alcune. Dov’è quindi questa ripresa? Ce lo chiediamo. Attualmente ci sono circa 18.000 precari della scuola che resteranno a casa disoccupati, più i quasi 500.000 delle graduatorie di terza fascia che rischiano di non essere chiamati per le supplenze, dove saranno invece riciclati i docenti delle graduatorie ad esaurimento.
Ci sono di fatto 20 mila posti di lavoro in Piemonte già svaniti nei settori auto, metalmeccanico, tessile e orafo. Ci sono 6 mila posti in meno in Lombardia nel tessile, 1500 in meno in Veneto nei settori chimico, sanitari e tessile. Sono già spariti da giugno 20 mila posti nelle Marche nei settori elettrodomestici, gomma, cantieri navali più 70 mila nel Lazio, 8 mila in Puglia e 12 mila in Campania, dovuti in gran parte al crollo dell’indotto Fiat che ha colpito anche la Sicilia, con 3 mila posti in meno.
Sono più di 200 mila posti di lavoro in meno. Significa 200 mila persone in più disoccupate.
Dov’è la fine di questa crisi?