Ci scrive Nando, che ha postato questa lettera come commento al nostro post di qualche giorno fa “Da Taranto a Belluno: la lunga lista delle aziende che oggi non riaprono“. Il messaggio di Nando è molto forte, difficile non essere solidali con lui e con i piccoli imprenditori che in questo momento stanno cercando di rimanere a galla o che hanno dovuto cedere davanti all’inevitabile. Ci sono i problemi da affrontare quotidianamente, l’orgoglio di essere sempre stati corretti e in regola, l’amarezza davanti a uno Stato che prende, pretende senza poi esserci nel momento del bisogno.
<< Ciao a tutti, ho letto il vostro post sulle aziende che non riaprivano il primo settembre. Ammetto che mi è venuto il groppo in gola. Io non ho riaperto. Ho, ma sarebbe meglio dire avevo, una piccola impresa con una decina di dipendenti. Dal 29 agosto mi sono chiuso in casa e non ho avuto il coraggio di tornare in azienda, di riaprire il capannone. I ragazzi rientreranno lunedì, dopo un periodo di ferie forzate per chi le aveva e di cassa per altri. A metà luglio li ho lasciati con qualche speranza perché avevo appena ottenuto una commessa che ci avrebbe permesso di lavorare fino a novembre. All’inizio di agosto però la commessa è sfumata, ho passato il mese tra vecchi clienti e banche. Dei vecchi clienti mi sono dovuto rendere conto che parecchi hanno chiuso di recente e gli altri navigano a vista e male come me. Le banche non parliamone, già sono di norma delle associazioni a delinquere, ma in agosto ancora peggio. A 52 anni ho fatto il giro a elemosinare credito da direttori di banca in sostituzione, quasi tutti al di sotto dei 30 anni e con in mente solo l’orario di chiusura e il weekend al mare. Sono piccole cicale, non sanno che quando noi piccoli la smetteremo di pagare i fidi, allora salteranno anche i loro stipendi, quelli che gli permettono adesso la lampada, il weekend e l’atteggiamento da maghi della finanza.
La sorpresa però è arrivata. Dieci giorni fa ho ricevuto in contemporanea, nello stesso giorno (ma questo penso dipenda dalle poste): la raccomandata della banca che chiede di rientrare del fido, due fatture di notevole importo ritornate al mittente perché il cliente ha chiuso e neanche pagherà, un accertamento dell’Agenzia delle Entrate per tasse dello scorso anno non pagate (eravamo già in crisi e contavo di pagarle solo in ritardo) più inps, inail e tasse varie nuove da pagare.
Io lunedì devo andare ad aprire l’ufficio per dire a una decina di padri di famiglia che chiudiamo e che il massimo che posso fare è chiedere la cigs ma viste le condizioni dubito che me la approvino.
Ho tentato di tutto, ho chiesto rateizzazioni sulle tasse all’Agenzia delle Entrate ma possono farmi le rate solo se faccio una fideiussione, ovvero se deposito e vincolo i 75.000 euro circa che devo dargli. Ma che legge è??? Se li avessi, glieli darei! Ho chiesto le rate proprio perché non li ho!!
L’anno scorso io e mia moglie abbiamo ipotecato la casa in cui viviamo per garantire un prestito per la ditta, prestito che ora non stiamo restituendo e prevedo che perderemo anche la casa.
Stiamo pensando di lasciare questo Paese a cui abbiamo dato non tanto, ma tantissimo, gli abbiamo dato l’anima e ora pure la casa che era dei miei genitori e ancora prima dei miei nonni. Abbiamo sempre rispettato questo Paese pagando le tasse e creando dei posti di lavoro, rimboccandoci le maniche dalla mattina alle sei, fino alla sera alle otto. Io e mia moglie siamo sempre stati i primi a arrivare in ditta e gli ultimi a andare via. Gli operai li abbiamo trattati come figlioli, mai una volta che hanno mandato un sindacato, quello che avevano da chiedere lo chiedevano e si cercava di venirci incontro sempre. Ci ha fatto un’ispezione la GDF due anni fa e ci hanno fatto i complimenti perché se tutti erano rigorosi come noi, potevano smettere di fare i controlli.
Mi vorrete scusare di questo sfogo e se ho cambiato un po’ i numeri, vorrei restare anonimo perché questo Stato ormai ci ha levato anche la dignità. >>