La storia: i concorsi varati tra marzo e novembre 2008 vengono bloccati con un decreto legge, il 180/2008. Motivo: le commissioni esaminatrici vanno rifatte. In pratica, il Ministero della Ricerca vuole definire nuove modalità di formazione delle commissioni giudicatrici, in modo da evitare il pesante baronato che sta affondando l’università italiana, diventata ormai un feudo in cui avanzano solo gli amici degli amici, i parenti dei parenti.
Tra annunci di “pacchetti università”, tre per due, nuovi criteri per la scelta dei commissari, firme del Ministro Gelmini che non arrivano, si è arrivati a oggi. Ma, se anche le nuove modalità venissero varate oggi stesso e questi posti sbloccati, con le tempistiche di bandi e formazioni delle commissioni si arriverebbe a fare i concorsi con le nuove modalità non prima del febbraio-marzo 2010. Tenendo presente che ci sono concorsi bloccati da marzo 2008, cosa ne è dei precari della ricerca che stanno lì, sospesi tra il ‘si fa’ e ‘il non si fa’, tra l’aspettare o lo spostarsi all’estero (come molti hanno già fatto) o il mollare tutto e andare a fare un altro lavoro (sorte toccata purtroppo a parecchi) ?
E, soprattutto, si chiedono quanti erano iscritti ai concorsi marzo-novembre 2008, si rifà tutto da capo con perdita di tempo ulteriore e danaro e conseguenze facilmente immaginabili, oppure si concorre come da domande depositate allora, quindi con le pubblicazioni e i titoli di studio vecchi di due anni almeno? E chi era troppo giovane per iscriversi al concorso nel 2008, dovrà aspettare ancora o potrà iscriversi a questi, riaperti? Ma allora in questo caso si produrrà un sovraffollamento da iscrizioni di massa, dovuti a due anni di ‘tappo’.
C’è soluzione a questo stallo, oltre ad aspettare le placide e meditative decisioni del MIUR? Su La Voce, si pronuncia Ugo Trivellato, professore di Statistica Economica presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Padova, che afferma “una via virtuosa c’è: “- disporre la riapertura dei termini sia per chi aveva già fatto domanda – al fine di poter aggiornare il curriculum studiorum e le pubblicazioni scientifiche – sia per nuovi candidati, con chiusura il 20 ottobre;
– dichiarare decaduti tutti i commissari di concorso “interni”, eletti dalle facoltà, e richiedere alle facoltà di procedere alla nuova elezione dei commissari “interni” (1) entro un mese, quindi dal 21 ottobre – a domande aggiornate e nuove chiuse – al 20 novembre,
– predisporre le elezioni degli altri commissari nel periodo fra il 21 novembre e il 20 dicembre. In tal modo, le commissioni potrebbero cominciare a lavorare sull’insieme dei candidati e la loro produzione scientifica aggiornati a tre mesi prima.”
Che sia questa una reale soluzione? Di diverso avviso è il Rettore del Politecnico di Torino che su La Stampa di qualche giorno fa chiarisce i problemi che esistono ancora da una tradizione di riforme su riforme, una stratificazione di leggi che buttano tutti concorsi nel caos totale. Per esempio la nuova riforma elimina il tetto massimo di pubblicazioni da presentare nei concorsi, ma una vecchia legge Berlinguer mai dichiarata decaduta, rende facoltativo per l’università stabilire nel bando un tetto massimo di pubblicazioni da presentare. Mettere insieme il bando di un concorso, ormai, è materia difficilissima e ostica, spesso le università rinunciano in attesa di chiarimenti su cosa fare, anche perché gli eventuali errori costano salatissime cause presso il Tar. Alla domanda di quanti concorsi abbiano bandito dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, risponde: “Tre. Ed è un tasto dolente che mi rende furibondo. È un fatto grave che non riguarda solo il Politecnico di Milano. I concorsi sono bloccati e lo resteranno fino a che il ministro non nominerà le commissioni per decidere le assunzioni di docenti e ricercatori“.
Non restano quindi bloccati solo quei 1800 posti banditi ormai due anni fa, ma anche tutti quelli che non vengono banditi adesso in attesa di un chiarimento che, forse, nemmeno sta per arrivare.
Se questo è un sistema universitario…