A quanto pare il caos continuerà ancora ad imperare nelle graduatorie. Infatti il Consiglio di Stato, dando ragione a migliaia di supplenti hanno presentato ricorso tramite l’Anief, Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, ha dichiarato illegittimo il provvedimento che ha creato gli inserimenti in coda nelle graduatorie ad esaurimento. L’inserimento in graduatoria, quindi, ha stabilito la giustizia amministrativa, deve avvenire a pettine, ovvero secondo il punteggio. Questo significa in sostanza rifare tutte le graduatorie e nel frattempo procedere con le nomine fino ad avente diritto. Cosa che, tra parentesi, comporta un aggravio notevole ai conti del Ministero visto che lo stipendio in questa situazione è doppio (docente in carica + avente diritto).
Adesso si attende dal ministro Gelmini una nota correttiva che ordini all’amministrazione periferica di adeguarsi alla sentenza della magistratura. In caso contrario, annuncia l’Anief, ci penserà il Tar Lazio che il 9 ottobre si dovrà pronunciare su un ricorso promosso per l’ottemperanza delle ordinanze e la nomina di un commissario ad acta.
Ma in sostanza, cosa succede? Vediamo di spiegarlo in parole semplici, come nostra abitudine 🙂
Nello scorso mese di aprile il Ministro Gelmini ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie dei precari della scuola, in particolare le graduatorie a esaurimento in cui sono inseriti insegnanti che hanno una media di 10 anni di supplenze alle spalle. Questo decreto, come ricorderanno molti, contiene una grossa novità per le graduatorie ad esaurimento: graduatorie nella sostanza bloccate per due anni e possibilità di inserimento soltanto in coda su tre province oltre quella di appartenenza. Secondo l’Anief, il provvedimento tendeva però a tutelare i precari delle regioni settentrionali spesso scalzati nelle immissioni in ruolo e nell’attribuzione delle supplenze più lunghe dai colleghi meridionali, di solito con più anni di precariato e con più punti, dovuti spesso anche a punteggi di invalidità e ulteriori titoli di studio distribuiti come caramelle. In pratica la novità stava nel fatto che la nomina potesse avvenire normalmente solo nella provincia di residenza, mentre per le tre province non di residenza la nomina avveniva solo una volta esaurita la graduatoria dei residenti.
Il sistema a nostro parere non era del tutto sbagliato e l’Anief ha puntato a difendere solo i diritti dei precari meridionali: nessuno vieta a un docente meridionale di risiedere in una provincia settentrionale e quindi essere inserito in quella nella graduatoria di quella provincia in cui risiede; in più sarà inserito in altre tre province a sua scelta, altre tre province in cui non risiede e quindi lontane, in coda rispetto ai residenti. Questo sistema tendeva a limitare anche l’uso ormai incancrenito di molti precari di accettare supplenze lontano da casa, prestare servizio per un mese e poi inventarsi qualche malattia che permettesse di fare a casa il resto dei mesi previsti. Sappiamo bene come vanno queste cose e abbiamo segnalato diversi casi anche lo scorso anno, basti ricordare cosa succedeva all’Ufficio Scolastico di Milano. Purtroppo su pochissimi onesti che si sobbarcano viaggio e spese per insegnare al nord, ce ne sono una grande maggioranza che vivono di espedienti per assentarsi dal posto di lavoro, dato che non vi risiedono né loro né la famiglia.
L’Anief ha invece rilevato l’incongruenza della norma sostenendo che l’inserimento in graduatoria andava fatto in base al punteggio in tutte le province scelte senza utilizzare il criterio di residenza. Il Tar in più occasioni si è pronunciato a favore di questa tesi. Ma il Ministero dell’Istruzione ha emanato nel luglio una nota invitando gli Uffici scolastici provinciali e regionali a non adeguarsi alle ordinanze della magistratura amministrativa e procedendo invece alle assegnazioni delle immissioni in ruolo e delle supplenza annuali dalle graduatorie di coda così come aveva stabilito e in attesa dell’udienza del Consiglio di Stato.
Adesso, con la sentenza del Consiglio di stato sfavorevole al Ministero, c’è da vedere se verrà applicata. Nel caso fosse applicata si prospetta il caos totale: oltre a dover rifare le graduatorie, gli 8 mila insegnanti immessi in ruolo ad agosto infatti potrebbero vedersi revocata la nomina. Stesso discorso per i supplenti nominati prima dell’avvio dell’anno scolastico.
Vedremo quali saranno gli sviluppi. Per il momento, comunque, si vede solo caos su tutti i fronti.