La crisi è passata, anzi no, ma il peggio è passato, anzi no, il 2009 è in salita ma c’è ripresa, anzi no nel 2010, forse, anzi è sicuro, o forse nel 2011.
Sui giornali e tg si susseguono informazioni che sono contraddittorie tra loro in modo imbarazzante. Oggi il bollettino di Bankitalia segna un nuovo record nel debito pubblico, inoltre il gettito fiscale è calato di un altro 2,5%, calo dovuto maggiormente a due fattori: le aziende che chiudono, quelle che smettono di pagare e si avviano presumibilmente alla chiusura. Tra queste, migliaia di piccoli imprenditori e di precari che non hanno diritto alla cassa integrazione. Quella cassa integrazione che a settembre ha segnato un’impennata +890%, una cifra che in altre nazioni sarebbe l’argomento principale delle notti insonni di ogni politico con ancora un briciolo di senso del Dovere o anche solo di Dignità.
Nel frattempo il Governo si affanna a trovare i fondi dove può, persino accogliendo a braccia aperta gli evasori fiscali di alto rango, i super evasori che si spera porteranno nelle casse delle banche un po’ di liquidità. Quella liquidità che non arriva più dai tantissimi mutui e fidi ormai impagati.
Contemporaneamente, gli Ordini professionali registrano la scomparsa del 15% dei professionisti, non si salvano nemmeno i negozi storici che vengono decimati dalla mancanza di acquisti.
Giuseppe Bortolussi riassume in numeri la sua proiezione per una fine della crisi entro il 2011: “Dalla metà di quest’anno sino alla fine del 2010” dichiara il segretario della Cgia di Mestre “noi stimiamo che questa crisi economica ci farà perdere altri 292.200 posti di lavoro portando il tasso di disoccupazione nel 2010 a toccare l’8,8%. Complessivamente alla fine del 2010 i senza lavoro saranno quasi 2.204.000. Dalla metà del 2008, inizio della crisi, sino alla metà di quest’anno ne abbiamo già persi 179.000. Pertanto, ipotizziamo che i senza lavoro, vittime di questa crisi epocale, dovrebbero attestarsi, alla fine di questo ciclo economico, sulle 471.200 unità“. (Corriere della Sera, 10 Ottobre 2009)
Uno potrebbe osservare che sono tutto sommato dei numeri bassi, tutto sommato sono sopportabili da una nazione. Ma sorpresa: sono solo i dati delle piccole imprese e artigiani della provincia di Mestre.
Ma la crisi non c’è, è un’invenzione, l’Italia sta recuperando e saremo presto più ricchi di prima, dice qualche tg. Ma nessun giornalista che lo scriva.
Nonostante gli sforzi però, non si può sempre nascondere tutto sotto il tappeto e anche i giornali che minimizzavano la crisi e la davano per già passata, sono costretti a riportare che “Le svalutazioni sui crediti delle banche nel mondo hanno iniziato a ridurre la caduta, ma il deterioramento continuerà nei prossimi anni con un aumento delle perdite sui finanziamenti e titoli che porterà a svalutazioni per ulteriori 1.500 miliardi di dollari. E’ quanto afferma il Fondo Monetario Internazionale nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria mondiale che stima così che tra l’inizio dello scoppio della crisi a metà 2007 e il primo semestre 2009 le svalutazioni delle banche nel mondo sono ammontate a 1.300 miliardi mentre 1.500 miliardi devono ancora venire a galla.” (Libero, 30 Settembre 2009) o che “Per il Fondo Monetario Internazionale il tasso di disoccupazione nel nostro paese passerà dal 9,1% del 2009 a quota 10,5% nel 2010” (Il Giornale, 1 Ottobre 2009).
In effetti, per chi la subisce la crisi c’è e si sta aggravando. Nella società dell’informazione prodotta principalmente dalla televisione però questa crisi non esiste, è minimizzata. Noi, che l’informazione la facciamo tutti i giorni, in modo quanto più possibile imparziale, attenendoci a dati, fatti, più che ad impressioni, questa volta siamo rimasti più colpiti dalle impressioni.
Le impressioni sono quelle di Laura, Edo, Federico, Claudia e Giulia che parlando di downshifting hanno commentato con ironia e rabbia sul loro downshifting forzato di trentenni senza prospettive perché senza lavoro. Laura “Negli ultimi mesi però la situazione è diventata insostenibile.. non si riesce, o almeno io non riesco a trovare nulla ne part time ne full time, nulla.”, Edo “mi presento: sono un downshifter obbligato. In pratica, sono cassintegrato. Con 800 euro scarsi al mese devo pagare 500 euro di mutuo. Con le 300 restanti devo viverci un mese, io e mia moglie, disoccupata da due anni.“, Federico “io non ho trovato nemmeno come automunito, anzi la macchina l’ho venduta perché non ce la facevo più a mantenerla e a 31 anni mi vergogno a chiedere a mio padre di pagarmi l’assicurazione!“, Claudia ” lavoro per costruire un’alternativa puntando a fare piccoli passi verso una condizione migliore.“, Laura “la delusione di avere quasi 30 anni senza un lavoro vivere a casa con i miei e l’umiliazioni di chiedere i soldi a loro per le mie necessita.”
Le impressioni sono anche quelle di chi ha dato voce quotidiana ai propri pensieri, dall’ex operaio cassintegrato del nord-est che in attesa di sapere se i soldi della cigo arriveranno o no, se la fabbrica riaprirà o no, scrive Il cassintegrato, mentre la precaria senza nome di Vita da precaria tiene alta la testa nonostante tutto, pur sapendo quale sarà il risultato: “Sono una gran lavoratrice, faccio sempre del mio meglio, mi impegno e mi rendo disponibile il più possibile, ma mai e poi mai mi rassegnerò ad abbassare sempre la testa e dire di “sì” ad ogni richiesta. Non rinuncerò alla mia vita per stare tra le mura di un ufficio, soltanto perché sono precaria e in teoria dovrei fare tutto quello che vuole il mio capo. Io sono una persona. Non una matricola. Ne sono consapevole. Per questo dubito che firmerò mai quel contratto a tempo indeterminato.”
Infine, le impressioni e i fatti dei piccoli imprenditori che ci scrivono, disperati. Di voci contrarie facciamo veramente fatica a trovarne, quindi se qualche imprenditore ritiene che la crisi sia finita, siamo qui per raccontarlo portando la sua impresa come esempio.