I lavoratori ALCOA stanno dando a tutti una grande lezione di fermezza. La protesta non si ferma, nonostante durante una delle ultime manifestazioni siano stati presi a manganellate dalla Polizia in assetto antisommossa. Loro, disarmati, a viso scoperto. Fa anche un po’ pensare questa situazione in cui un settore come la Polizia, in cui la maggioranza arriva da famiglie operaie e situazioni di precarietà lavorati, schieri le sue forze in modo così cruento per fermare le rivendicazioni di quelli che potrebbero essere i loro padri, fratelli, amici.
Inoltre, tranne qualche raro quotidiano e il tam tam dei sindacati, le notizie faticano molto a venire a galla. Pochi anche tra i blogger si occupano di questi duemila lavoratori licenziati in massa che trovano la forza per pagarsi un viaggio dalla Sardegna a Roma per far sentire le loro ragioni.
I lavoratori dell’ALCOA di Portovesme, durante la scorsa notte, hanno bloccato una nave carica di carbone destinato alla vicina centrale Enel, mentre prosegue il presidio davanti alla fabbrica. Il blitz è scattato poco dopo mezzanotte. Gli operai hanno impedito lo scarico del carbone nell’area industriale, poi sono entrati nella centrale Enel e soltanto dopo una lunga discussione con un dirigente hanno lasciato l’impianto nelle prime ore della mattinata ma annunciano il proseguimento della protesta finché non si troverà una soluzione.
Ricordiamo che la protesta era iniziata dopo l’annuncio della chiusura della succursale italiana del gigante americano dell’acciaio. Una fabbrica che fornisce il 18% dell’intero fabbisogno italiano di alluminio e il 100% della produzione nazionale. A strangolare lo stabilimento un costo di 89 euro a Megawatt/ora, che è più del doppio di quanto le industrie si trovano a pagare nel resto d’Europa. Una vicenda che non coinvolge solo lo stabilimento di Portovesme (Carbonia-Iglesias), ma anche quello veneto di Fusina.
Ad oggi i lavoratori sono riusciti ad ottenere solo un rinvio di 15 giorni dell’annunciato blocco deciso dalla multinazionale ALCOA e una promessa di incontro con il governo per il 26 novembre.E’ l’unico frutto delle proteste che proseguono ormai da un mese tra le sedi venete e sarde. Interi paesi, intere economie locali che verrebbero devastate, in due regioni in cui il bilancio della crisi è già pesantissimo.
Il sindacato di categoria, la FIOM CGIL, aggiunge le sue forti perplessità sull’azione di governo rispetto alla vicenda ALCOA, per voce del Segretario Generale, Gianni Rinaldini “Le previsioni peggiori per il futuro degli stabilimenti ALCOA di Fusina (Venezia) e Portovesme (Carbonia-Iglesias) si sono confermate. Nonostante le dichiarazioni propagandistiche e tranquillizzanti, rilasciate il 18 novembre dal ministro dello Sviluppo Economico, Scajola, il Governo italiano non è riuscito a far valere le proprie ragioni presso la Commissione Europea. Quest’ultima ha deciso che il regime delle tariffe elettriche, applicato in virtù di una legge italiana, non è ammissibile”.
“L’incontro presso il ministero dello Sviluppo Economico fissato per giovedì 26 novembre – conclude il Segretario Generale della FIOM CGIL – dovrà quindi svolgersi con la presenza autorevole del Governo e di ALCOA e dovrà costituire la sede in cui trovare soluzioni alternative che garantiscano la continuità produttiva”.