Come ormai tutti sappiamo, nei primi sei mesi dell’anno 100mila collaboratori hanno perso il lavoro. Si parla di contratti a progetto, collaborazioni e in minor parte altri contratti atipici quali il job on call. Purtroppo però la politica di ammortizzazione di questi salari persi che doveva concretizzarsi nel famoso bonus, non sta funzionando. Di questi, secondo una analisi della CGIL pubblicata ieri, solo poco più di 9mila hanno fatto domanda per il nuovo ammortizzatore previsto nella Legge Finanziaria 2009 e di queste domande circa 1.000 sono state accolte, tutte le altre respinte. A rendere noti questi dati è il segretario confederale della CGIL, Fulvio Fammoni.
Secondo Fulvio Fammoni, segretario confederale CGIL,l’enorme scarto tra il numero di coloro che hanno perso il lavoro, le domande presentate e quelle accolte è dovuto alla poca informazione ma soprattutto alle barrire di accesso poste dal governo: una parte di questi lavoratori sono esplicitamente esclusi, come ad esempio tutti i collaboratori della Pubblica Amministrazione; non è sufficiente avere i requisiti nel 2009, ma bisogna avere almeno lavorato tre mesi l’anno precedente, escludendo così tutti i nuovi assunti; si è esclusi se si è percepito un reddito nell’anno precedente inferiore a 5.000 euro annui o se si ha un numero di mensilità inferiore a 3. In pratica: se si è lavorato poco o niente, si viene ulteriormente penalizzati.
L’importo del bonus è una somma pari al 35% del reddito percepito l’anno precedente, una percentuale equiparata a quella della disoccupazione con requisiti ridotti. Si stimano così circa oltre 100mila domande di bonus, con un costo di circa di 364 milioni di euro per il 2010.