La disoccupazione crescera’ ancora di ‘almeno un paio di punti e in modo permanente’ nei paesi avanzati: e’ la stima di Arrigo Sadun (Fmi), ripresa tra gli altri da Ansa, ma ignorata a quanto pare dai maggiori quotidiani che invece non fanno che pubblicare da tre anni in qua i proclami della Confindustria secondo la quale l’anno dopo la crisi sarà passata.
La disoccupazione – spiega il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale in Italia – aumentera’ anche quando sara’ avviato un processo di ripresa. L’occupazione e’ tra le prime vittime della crisi e va a colpire i consumi. E’ ovvio il riflesso sull’immigrazione, perche’ nel mondo del lavoro vengono a mancare le potenzialita’ di assorbimento’.
Ma questo signore è un visionario isolato? Niente affatto. E’ un pericolo che vedono anche negli Usa, dove il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha previsto lo scorso 23 novembre un’occupazione in caduta libera ancora nei prossimi mesi.
Altre conferme arrivano anche dalla Commissione UE la quale afferma addirittura che l’Europa ha già perso 4,3 milioni di posti di lavoro e nel periodo 2009-2010 se ne perderanno oltre 7 milioni, con una disoccupazione che toccherà quota 10%. Bruxelles ha anche messo in guardia i paesi membri sul fatto che senza opportune misure, come nel caso dell’Italia, la disoccupazione potrebbe diventare strutturale. Un fatto gravissimo, che porterebbe alla fame, vera, migliaia di famiglie anche tra quelle che ora sono tutelate da contratti sicuri e stipendi fissi.
Il rischio oggi è che la mancanza di occupazione si protragga per troppo tempo: “Negli ultimi anni circa il 45% dei disoccupati europei non aveva impiego da più di un anno, rispetto al 10% degli Usa”, si legge nel rapporto che invita ad affrontare con urgenza il problema della disoccupazione di lunga durata.
In pratica, la crescita economica europea e americana sono in ripresa, ma ci vorrà del tempo prima che anche l’occupazione la segua. Il problema resta invece grave nei paesi in cui, come l’Italia, non è stato approntato nessun piano anti-crisi e tuttora non vengono intraprese azioni decisive per limitare la perdita dei posti di lavoro e riavviare lo sviluppo.