Il piano della FIAT, illustrato a Palazzo Chigi dall’amministratore delegato Sergio Marchionne, conferma lo stop della produzione nello stabilimento siciliano entro la fine del 2011. Restano quindi 24 mesi di vita, in attesa di una riconversione, fuori dal settore auto, verso cui la Fiat si è detta disponibile. I sindacati, che pure mostrano aperture su altri aspetti del piano, si oppongono alla chiusura e ottengono dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, l’apertura di un tavolo di confronto sulla sorte del sito industriale. Un confronto dunque che si preannuncia a dir poco in salita, visto anche che il Governo sembra già proiettato nella prospettiva di cercare soluzioni alternative per tutelare l’occupazione.
La decisione di fermare la produzione di auto nello stabilimento di Termini Imerese a dicembre 2011 è stata confermata da Marchionne motivandola con le “condizioni di svantaggio competitivo e le difficoltà strutturali” in cui il gruppo si trova ad operare nel sito siciliano. Marchionne ha sottolineato “il delta di costi eccessivo”, aggiungendo che lo stabilimento “è in perdita ed oggi non possiamo più permettercelo”. La Fiat, tuttavia, è pronta a valutare soluzioni diverse da quelle della produzione di auto. “Siamo disposti a discutere proposte di riconversione con la Regione Sicilia e gruppi privati. Siamo pronti a mettere a disposizione lo stabilimento”, ha affermato il manager.
Sull’altro piatto della bilancia, il manager mette investimenti in Italia nei prossimi due anni per 8 mld di euro e un aumento della produzione, che entro il 2012 vedrà la FIAT passare dalle 650mila auto attuali a una produzione compresa in un range fra 800mila e 1 milione di vetture e, per i veicoli commerciali leggeri, fra 150mila 220mila unità. Nel biennio 2010-2011 arriveranno 11 nuovi modelli, tra cui il nuovo Doblò, la Giulietta, la nuova Panda e la nuova Y, che sarà prodotta a Pomigliano.
Il governo, per voce del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, accoglie con favore le indicazioni contenute nel nuovo piano illustrato da Marchionne: “apprezziamo – dice il ministro – la volontà della FIAT di rilanciare la centralità dell’Italia aumentando del 50%, da 650 mila a 900 mila/un milione di vetture, la produzione nel nostro Paese, come il Governo aveva chiesto; ristrutturando gli altri quattro stabilimenti; producendo due nuovi modelli Chrysler nello stabilimento dell’ex Bertone di Torino e trasferendo a Pomigliano d’Arco la produzione della futura Panda”. Sul fronte caldo di Termini Imerese, Scajola annuncia l’immediata apertura di un tavolo di confronto con la FIAT, la Regione Sicilia e i sindacati “per definire il futuro industriale di Termine Imerese e tutelare l’occupazione”. ”Dobbiamo preservare il polo industriale di Termine Imerese e la professionalità dei lavoratori”, insiste il ministro.
A rassicurare i vertici di FIAT è anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. La FIAT “troverà anche in Italia la stessa responsabilità riscontrata in Usa. Dal governo centrale, da quelli locali e anche dalle parti sociali”, assicura, ricordando che il tavolo FIAT “ha conosciuto momenti difficili da far tremare le vene nei polsi” ma aggiungendo anche che “oggi si può discutere con serietà per garantire al gruppo sviluppo nazionale e internazionale”.
Se per la FIAT il destino di Termini Imerese sembra già segnato, i sindacati invece non si rassegnano e anzi denunciano i paradossi di un piano industriale che parla di aumento della produzione in Italia ma parte anche dalla riduzione della capacità produttiva. Per questo, al termine dell’incontro, i leader confederali e, soprattutto quelli di categoria, mostrano volti scuri ed esprimono un giudizio sostanzialmente negativo sull’esito della riunione di oggi. Il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, parla apertamente di ‘giudizio negativo’.“Non può essere positivo il giudizio su un piano che dice di voler produrre più auto in Italia e comincia chiudendo Termini Imerese”. Questo, prosegue, “è il punto cruciale”, anche perchè “chiudere un’ attività certa al Sud per andare verso l’incerto non fa che peggiorare le condizioni del lavoro”. Ora parte il confronto e l’obiettivo della CGIL “sarà quello di rendere coerente l’assunto della FIAT di produrre più auto in Italia con i fatti conseguenti”.
FONTE: CGIL FIOM