Ancora una volta a Torino, ancora nella maxi aula numero 1 del Palazzo di Giustizia. Il processo per le vittime dell’eternit si riapre nello stesso luogo dove si sta celebrando un altro processo simbolo delle morti sul lavoro, quello per il rogo della Thyssen. E’ ricominciato in dicembre il processo per il quale, per decenni si sono battuti i sindacati e in particolare, con testardaggine la CGIL, rappresentanti sindacali e associazioni delle vittime dell’amianto.
Il processo Eternit è il più imponente che sia mai stato celebrato per questioni legate all’amianto: 2.889 le parti lese, tra familiari di deceduti, eredi o persone che si sono ammalate per gli effetti della lavorazione dell’amianto negli stabilimenti italiani di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Chiusi nel 1986, ma la tragedia prosegue ancora con decine di casi di malattie amianto-correlate ogni anno, un dramma che secondo gli epidemiologi non si esaurirà prima del 2025.
Un disastro di cui è chiamato a rispondere direttamente il vertice della multinazionale, che si è succeduto dal 1952: il barone Jean-Marie Louis Ghislain de Cartier de Marchienne, 88 anni, e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 62 anni, accusati di disastro doloso e rimozione volontaria di cautele. Il rinvio a giudizio era stato disposto dal Giudice per l’udienza preliminare (Gup) il 22 luglio scorso, ma la novità forse più eclatante è arrivata poche settimane fa, quando il tribunale di Torino ha citato come responsabile civile all’udienza del 10 dicembre la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Una citazione richiesta dalla vedova di un cittadino di Casale Monferrato deceduto a causa dell’esposizione all’amianto lavorato: secondo la signora, lo Stato italiano è responsabile “per non avere adottato i provvedimenti necessari a garantire il rispetto dei principi costituzionali e l’attuazione delle specifiche direttive Cee in materia di tutela della salute dei lavoratori” e chiede, quindi, che “sia condannato con gli imputati del procedimento penale al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali”. Nel processo si sono costituite parti civili anche la CGIL Nazionale, la CGIL Regionale del Piemonte, della Campania, della Emilia Romagna, della Camera del Lavoro di Alessandria, della FILLEA regionale della Campania e della FILLEA di Reggio Emilia.