La società Phonemedia, leader dei call center in Italia, un colosso del telemarketing, lentamente sta di fatto chiudendo le proprie sedi in tutta Italia. A farne le spese sono i circa 7000 lavoratori i quali non percepiscono lo stipendio da mesi e dei quali, purtroppo, non se ne parla in nessun notiziario o canale televiso italiano. Pochi anche i siti e quotidiani online che ne hanno parlato e le notizie che arrivano dai diretti interessati sono quelle di “una bomba sociale pronta a esplodere”, come l’ha definita il giornalista Salvatore Mannironi che segue la vicenda per il gruppo Espresso.
Da Colsenter: Torna il coltello a Phonemedia: dopo il gesto disperato di una dipendente giovedì scorso, un altro lavoratore (questa volta un ragazzo) ha estratto un coltello e minacciato un responsabile sindacale aziendale chiedendo i soldi dello stipendio. Lo stipendio, va chiarito, è quello di agosto: tanti dipendenti infatti non hanno ancora ricevuto il saldo della mensilità. E sarebbe invece ora di ricevere lo stipendio di settembre. Oggi, lunedì 19 ottobre, verso le 13.30 mentre nella sede novarese di Phonemedia (in corso Risorgimento) era in corso un’assemblea dei lavoratori per decidere le azioni di protesta, un dipendente è entrato nella sala e ha iniziato ad urlare e a rompere quello che trovava a portata di mano. Enea Canaj, rappresentante sindacale della Cisl lo ha allora accompagnato fuori dalla stanza e si è fermato in corridoio per tranquillizzarlo: a quel punto quello ha tirato fuori il coltello (pare, da caccia) e lo ha avvicianto a pochi centimenti dall’addome di Canaj. “Voglio i miei soldi: dove sono?”, avrebbe chiesto insistentemente, con fare minaccioso. Attimi di tensione in corridoio che potevano sfociare in un vero e proprio atto di violenza contro il sindacalista.
Da CatanzaroInforma: Protesta dei lavoratori Phonemedia di Catanzaro che in più di quattrocento stanno percorrendo il corso cittadino con slogan che inneggiano al blocco della città se non ci sarà nessun cambiamento. Il corteo è preceduto da striscioni del tipo ‘Avete fatto i vostri POR . . . ci comodi’, ‘Loiero-Cazzago Super latitanti’. (N.B. Fabrizio Cazzago è il fondatore di Phonemedia). I giovani hanno raggiunto Palazzo Alemanni per protestare contro la Regione. Resta bloccato l’accesso veicolare in via Montecorvino.
Da Repubblica: Quello che intanto i lavoratori Phonemedia vorrebbero subito, per sostenere la loro battaglia, è una ribalta mediatica, soprattutto televisiva, nazionale. Purtroppo, però, non hanno una ciminiera sulla quale salire per minacciare gesti estremi: “A differenza della vertenza Agile-Eutelia – lamenta Croce – la nostra situazione è ignorata dalle tv nazionali, malgrado si siano fatte manifestazioni davanti alle sedi Rai e Mediaset. Sembra che settemila famiglie sul lastrico non facciano notizia, ma questa è una bomba sociale pronta a esplodere.
Da Calabrianotizie: Il viceprefetto aggiunto Ferdinando Trombadori si è impegnato a concertare a breve un incontro con il presidente della Regione Agazio Loiero e il neo prefetto Giuseppina Di Rosa (assente per motivi istituzionali) per presentare una proposta operativa che dia risposte concrete ai lavoratori Phonemedia-Omega. È questo l’esito della riunione che si è tenuta ieri in Prefettura alla presenza di una delegazione del coordinamento di lotta Phonemedia, di Francesco Aroma e Giuseppe Mazzitelli del coordinamento provinciale Pcl (partito comunista lavoratori), di Antonio Fragiacomo e Giovanni Carioti rispettivamente responsabili regionale e provinciale della Rdb.
Da Crisis TV: Eccolo il “terreno di battaglia” del ventunesimo secolo: il piccolo schermo. L’unico strumento con cui puoi sperare di vincere. Che si tratti di diritti civili o lavorativi. In fondo, siamo nell’epoca della “videocrazia” per la quale, se non appari, non esisti. Così oggi è più importante muoversi verso le telecamere di una trasmissione televisiva che non alla volta del ministero dello Sviluppo Economico dove, nel pomeriggio, si è svolto il tanto atteso incontro tra le Rsu dei centri Phonemedia, dirigenti di Cgil, Cisl e Uil, rappresentanti di “casa Scaloja” e i vertici di Omega, società inglese che ha acquistato, prima dell’estate, l’azienda di telecomunicazioni.