Alla vigilia del tavolo di confronto sul destino dello stabilimento di Termini Imerese, e due giorni dopo l’annuncio di due settimane di cassa integrazione per tutti i 30mila dipendenti dell’auto FIAT in Italia, sono dure le parole del Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani. “La FIAT mette benzina sul fuoco”, ha detto il leader sindacale oggi nel capoluogo umbro per partecipare all’assemblea sindacale della Perugina in vista del congresso della CGIL.
Il deficit produttivo non riguarda il costo del lavoro, che “non è superiore a quello francese o a quello tedesco”, la questione riguarda semplicemente il fatto che gli altri paesi “tengono le loro produzioni e l’occupazione nei loro Paesi”. Motivi per cui, ha concluso Epifani, “bisogna lavorare per fare la stessa cosa anche in Italia altrimenti siamo un paese un po’ strano, strabico”.
Epifani, infatti, accusa il recente operato del Lingotto che, decidendo “di forzare in maniera così netta la chiusura di uno stabilimento, di non dare risposte ai precari di Pomigliano, di mettere in cassa integrazione 30 mila lavoratori per due settimane proprio quando si deve affrontare con il governo la questione della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese”, è una chiara dimostrazione di come l’azienda stia mettendo “benzina sul fuoco”.
Nella consapevolezza che ci siano le esigenze dell’azienda, come quelle dei lavoratori e del Paese, “noi restiamo – ha osservato ancora il Segretario Generale della CGIL – il Paese dove si producono meno automobili rispetto a quelle che si vendono”. Un distacco che, rispetto agli altri paesi, è per Epifani “imbarazzante”. In Italia, infatti, “produciamo addirittura un quarto di quello che vendiamo e vogliamo ancora chiudere stabilimenti e vogliamo ancora fare stabilimenti sempre fuori dall’Italia: così non può funzionare”.