La crisi economica colpisce duramente l’occupazione che nel 2009 si è ridotta dell’1,6% lasciando sul campo circa 380 mila posti di lavoro. E’ stato ieri l’ISTAT a certificare il primo calo che il Paese registra dal ’95 ad oggi. Il più colpito il Mezzogiorno, segue il Nord e il Centro. Il tasso di disoccupazione sale all’8,6% (dato grezzo).
“E’ un dato negativo e impressionante per quantità e diffusione” commenta Fulvio Fammoni, Segretario Confederale CGIL, evidenziando la necessità di “fermare i licenziamenti, garantire le tutele, affrontare le vertenze sulla base di un progetto di politica industriale, dare risposte immediate sul fisco per i lavoratori dipendenti e pensionati”.
Ecco in sintesi la fotografia sull’occupazione nell’anno. Oltre la metà dei posti di lavoro persi si concentra nel Sud con 194mila unità in meno, mentre il Nord perde 161mila unità e il Centro 25mila. Il settore che ha subito la maggiore contrazione è l’industria in senso stretto (214mila posti) seguita dall’agricoltura (21mila posti) e dalle costruzioni (26mila unità), anche i servizi segnano una flessione di 119mila unità. Precari, collaboratori e i cosiddetti ‘indipendenti’ sono i lavoratori più colpiti dalla crisi economica. In particolare su 380mila posti persi infatti 211mila sono posizioni lavorative indipendenti (collaboratori, piccoli imprenditori…) mentre 169mila sono dipendenti 171mila in meno gli occupati a termine a fronte di un lievissimo aumento tra i rapporti a tempo indeterminato. A scendere è sopratutto l’occupazione maschile. Oltre due terzi del calo occupazionale è infatti, da imputarsi agli uomini con 274mila unità in meno, mentre le donne sono diminuite di 105mila unità.
Fonte: Comunicato CGIL del 25.03.2010