Il primo commento che verrebbe da fare è che le denunce in questo caso sono sempre di molto inferiori alle truffe. Da quando è stata introdotta l’autocertificazione, infatti, i mezzi per imbrogliare si sono moltiplicati a beneficio dei disonesti ai quali basta dichiarare di avere un familiare infermo da assistere nel luogo in cui vogliono essere trasferiti. Questa pratica gli permette di scavalcare letteralmente gli altri colleghi in graduatoria e gli unici a rimetterci, alla fine, sono gli insegnanti onesti che non ricorrono a invalidità fittizie, certificati medici e fantomatici parenti da assistere per ottenere l’ambito posto vicino a casa. E’ vero anche che se, come in questo caso, ci fossero denunce da parte dei colleghi e del dirigente scolastico, con la voglia di far rispettare le regole, allora la situazione migliorerebbe molto.
La condanna, in questi casi è di tipo penale e comporta l’interdizione dai pubblici uffici, una punizione più che giustificata per chi si comporta a tutti gli effetti come un truffatore e pretende poi di formare le nuove generazioni. Di seguito, la storia riportata da La Provincia Pavese.
Maestra condannata per truffa “Bugie per non cambiare scuola”
Era disposta a tutto pur di restare in quella scuola. Anche, secondo l’accusa, ad aggirare la verità. Per ottenere quel posto all’istituto elementare di Belgioioso, conteso da un’altra candidata, la maestra aveva detto di dovere assistere la suocera malata che viveva, appunto, con lei a Belgioioso. Ma, secondo il giudice che l’ha condannata a due mesi, non era vero. Nella scuola elementare di Belgioso Elisabetta Bollani aveva trascorso diversi anni, fino al 2007, come maestra. Le era stata assegnata quella sede per consentirle di assistere gli anziani genitori. Alla loro morte aveva chiesto di restare in quell’istituto. E quando era arrivato il momento di fare domanda per l’anno scolastico 2007/2008, aveva messo nero su bianco le sue ragioni, compilando un’autocertificazione. Non poteva essere trasferita in un’altra sede perché, ora che i genitori non c’erano più, doveva badare alla suocera, residente a Pavia ma di fatto abitante a Belgioioso. Un requisito, in effetti, che la favoriva rispetto alla domanda di un’altra maestra candidata per quella scuola. La dirigente scolastica prese atto della situazione, ma non potè fare a meno di dare retta alle voci di altre colleghe che mettevano in dubbio quelle dichiarazioni. Si decise, così, di aprire un’istruttoria per fare qualche verifica. E alcuni riscontri non tardarono ad arrivare. La stessa preside verificò che la suocera, che doveva vivere a Belgioioso, era stata ricoverata al Santa Margherita fino al 2007 e poi era tornata a Pavia. Per assicurarsene, la dirigente chiamò il numero di casa corrispondente all’indirizzo di Pavia. Rispose la badante dell’anziana, che le spiegò di non poterle passare la donna perché allettata. A ottobre, i risultati delle verifiche si trasformarono in una contestazione formale alla maestra. Lei, in risposta, ripresentò la sua verità: sua suocera abitava a Belgioioso. Era tornata a Pavia solo perché si era rotta il femore e quell’abitazione, priva di scale, era più comoda. In ogni caso a Belgioioso si era fermata nei mesi precedenti al ricovero in ospedale, nel periodo tra il 2005 e il 2007. Erano stati fatti anche dei lavori in casa alla morte dei genitori della maestra (gli operai sono stati chiamati a testimoniare) proprio per potere ospitare la donna. Secondo il giudice, però, quella fu solo un’intenzione, che non prese mai corpo. Un testimone dell’accusa, in particolare, ha spinto il giudice a emettere una condanna per falso: una casalinga che abita proprio di fronte alla casa dell’imputata, che aveva dichiarato di avere visto l’anziana a Belgioioso solo qualche domenica.