La Commissione Montecitorio modifica il testo rinviato dal Quirinale e l’iter procede spedito. Secondo la nuova modifica inserita, il licenziamento e’ escluso da quelle controversie di lavoro che posso trovare soluzione con un arbitrato. In pratica il lavoratore, una volta licenziato, non potrà ricorrere all’arbitrato per contestare il licenziamento. Lo prevede l’emendamento al disegno di legge sul lavoro (che era stato rinviato alle Camere dal presidente della Repubblica) presentato dal relatore Giuliano Cazzola (Pdl) e approvato dalla commissione Lavoro di Montecitorio.
Il testo sostanzialmente recepisce l’intesa siglata a marzo dalle parti sociali tra cui Cisl e Uil, ma non dalla Cgil che si sta fortemente opponendo. In dettaglio si tratta dell’emendamento approvato all’art.31, comma 9: “La clausola compromissoria non può riguardare controversie relative alla risoluzione del contratto di lavoro. Davanti alle commissioni di certificazione le parti possono farsi assistere da un legale di loro fiducia o da un rappresentante dell’organizzazione sindacale o professionale a cui abbiano conferito mandato. (…) in assenza degli accordi interconfederali o contratti collettivi” E in caso di mancata approvazione: “trascorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali convoca le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative, al fine di promuovere l’accordo. In caso di mancata stipulazione dell’accordo di cui al periodo precedente, entro i sei mesi successivi alla data di convocazione, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali individua in via sperimentale, con proprio decreto, tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto tra le parti sociali stesse, le modalità di attuazione e di piena operatività delle disposizioni di cui al presente comma“.
Intanto la CGIL ha indetto per il 26 aprile una giornata di mobilitazione nazionale per dire “No alla controriforma del diritto e del processo del lavoro”. Secondo la Cgil, infatti, l’iter parlamentare prevede “un percorso a tappe forzate con l’approdo del dibattito in aula lunedì 26 aprile”. E proprio in quella giornata la Cgil organizzerà un presidio di fronte alla Camera dei deputati. Analoghe iniziative si terranno, nella stessa giornata, davanti alle prefetture di tutte le città d’Italia. “Si tratta – sottolinea la Cgil in una nota – di una prima iniziativa cui ne seguiranno altre durante il percorso parlamentare, in particolare coinvolgendo le istituzioni, i parlamentari locali, i neoeletti ai consigli regionali, giuristi e università e prevedendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori”.