La CGIL promuove per oggi una giornata di presidi sotto le prefetture di tutte le citta d’Italia per dire ‘No alla controriforma del diritto e del processo del lavoro’. Dopo il rinvio del ddl al Parlamento da parte del Presidente della Repubblica e dopo le modifiche apportate da Governo e maggioranza, la CGIL prosegue la sua mobilitazione contro una legge definita “sbagliata e incostituzionale”. Le correzioni al testo collegato lavoro proposte in Commissione Lavoro alla Camera sono state ritenute dalla CGIL insufficienti e non rispondenti alle osservazioni critiche mosse dal presidente della Repubblica. In particolare il Segretario Confederale della CGIL Fulvio Fammoni ha puntato il dito contro gli aspetti ‘controversi’ del provvedimento, ovvero arbitrato e conciliazione, sostenendo che “insieme all’intero impianto del provvedimento del governo, fanno parte di un disegno organico, partito dal Libro Verde del ministro Sacconi nel luglio del 2008, che ha come obiettivo la riduzione sistematica dei diritti dei lavoratori, la marginalizzazione della contrattazione collettiva e perfino della magistratura del lavoro”.
A questa giornata di protesta, che coinvolgerà tutto il territorio nazionale, seguiranno altre iniziative durante tutto l’iter parlamentare. Già per mercoledì 28 aprile la CGIL, in occasione della votazione del provvedimento in Aula, promuove un presidio davanti Montecitorio. “Se dopo tutti i pareri contrastanti – fa sapere Fammoni – provenienti anche da eminenti giuristi di diversa estrazione, la legge venisse approvata la CGIL è pronta ad aiutare e tutelare i lavoratori senza aspettare il giudizio di costituzionalità che avrà invece tempi troppo lunghi”.
Intanto oltre 300 giuristi, tra i quali Valerio Onida e Sergio Mattone, hanno lanciato ieri (25 aprile), dalle pagine del quotidiano ‘Il Sole 24 Ore’ con uno spazio a pagamento, un appello per chiedere al Parlamento di procedere allo stralcio degli articoli 30, 31, 32 e 50 del Ddl lavoro, che prevedono una serie di cambiamenti nel processo del lavoro e in particolare sull’arbitrato. In via subordinata allo stralcio, l’appello chiede di apportare, almeno, una serie di modifiche. Tra le quali: che per il ricorso all’arbitrato sia eliminata la clausola compromissoria; che eventualmente il ricorso all’arbitrato sia possibile esclusivamente al momento della nascita della controversia; che si tratti, comunque, di giudizio arbitrale secondo diritto e non secondo equità; che, quanto alla certificazione, resti ferma la potestà del giudice del lavoro in ordine alla ricognizione dell’autenticità della volontà contrattuale