Fate attenzione a chi vi contatta per una proposta di lavoro senza chiarire il tipo di lavoro e la natura della merce trattata. Non smetteremo mai di dirlo!
Da molto tempo abbiamo messo in guardia i nostri lettori sulle “offerte di lavoro” legate alla vendita dell’aspirapolvere Kirby (qui l’articolo precedente su come reclutano i venditori Kirby e nei commenti diverse esperienze). L’aspirapolvere, un comunissimo aspirapolvere di scarso valore (niente a che vedere con altri prodotti di fascia superiore come Dyson e Folletto) viene venduto porta a porta a una cifra esorbitante che varia dai 1500 ai 3mila euro. I “venditori” vengono reclutati tra persone alla disperazione, spesso alla ricerca di un lavoro da molti mesi.
La tecnica è sempre la stessa: all’inizio una società con nome sempre diverso contatta l’aspirante lavoratore per un colloquio. Non viene detto quale sarà il prodotto e nemmeno il tipo di lavoro, le persone contattate vengono solo invitate a fare un normale colloquio di gruppo. Solo in sede di colloquio scopriranno la vera natura del lavoro ma a quel punto è già partita la presentazione del prodotto. Un aspirapolvere che millantano essere stato progettato addirittura dalla NASA (complimenti a chi ci crede!!!) e che aspirerebbe più di qualsiasi altro aspirapolvere, cosa assolutamente non vera. Addirittura viene proposto come presidio medico per chi soffre di allergia agli acari e alla polvere, altro punto non vero: fa lo stesso lavoro di altri aspirapolveri ma inferiore a quelli di fascia alta.
Dopo che gli aspiranti lavoratori sono stati convinti dell’unicità di questo aspirapolvere, vengono reclutati come venditori porta a porta. Ma attenzione: per vendere l’aspirapolvere, devono comprarlo. Quindi non solo non porteranno a casa un contratto di lavoro, ma addirittura dovranno anche spendere dei soldi che non si sa se e quando riusciranno a riavere visto che non è detto che in molti abbocchino alla faccenda dell’aspirapolvere della NASA.
Attorno a questo prodotto, l’aspirapolvere Kirby, ruota ben di più: interi call-center dove si lavora a ritmi infernali e spesso in mano a persone senza scrupoli e senza nessuna esperienza. Per esempio, per raccogliere i nominativi delle persone da contattare sia come venditori che come possibili acquirenti, ricorrono a un metodo non proprio legale. Ad ogni dimostrazione dell’aspirapolvere in casa di un probabile acquirente, promettono uno sconto se questo gli fornisce dei nominativi di amici e conoscenti che cercano lavoro o che potrebbero essere interessati a comprare l’aspirapolvere. Ecco cosa succede poi in questi call center dove si provvedono a contattare i nominativi ricevuti.
Da La Repubblica di oggi: Il frustino picchiato sulle gambe a qualche telefonista che nel call center batteva la fiacca, il divieto di alzarsi per andare in bagno se non avevano già fatto un certo numero di chiamate e trovato gli appuntamenti ai venditori per presentare l’aspirapolvere anti-acaro, nei passaggi porta a porta. Umilianti richiami davanti a tutti per chi non raggiungeva gli obiettivi stabiliti e, al contrario, premi, applausi e attestati di lode per chi migliorava i risultati: “Ti stimo tantissimo, non provare mai a deludermi” si legge in una delle pergamene sequestrate dalla Guardia di Finanza di Firenze nella ditta Italcarone di Incisa Valdarno. Sembra di essere nel film di Virzì o fra le pagine del libro autobiografico di Michela Murgia, “Il mondo deve sapere”, resoconto di un mese passato al telefono a prendere appuntamenti per smerciare a centinaia di casalinghe gli aspirapolveri di una multinazionale americana. Quasi lo stesso metodo e stesso marchio di elettrodomestico.
Le denunce per maltrattamenti presentate da una decina di ex centraliniste e di ex venditori alla Federconsumatori e alla Guardia di Finanza hanno aperto un’indagine durata tre anni che ha portato all’arresto di cinque persone ai vertici della Italcarone. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Secondo quanto spiegato dalle Fiamme gialle, le vendite in nero dell’azienda con filiali ad Arezzo e a Massa ammonterebbero a quasi quattro milioni e mezzo di euro. Gli addetti venivano reclutati con annunci sui giornali tra persone senza specializzazione che avevano bisogno di guadagnare e si lasciavano attirare dalle promesse di premi e provvigioni. Anche la vita agiata che conducevano i dirigenti faceva colpo: auto di lusso e ville (una sequestrata a Reggello sarebbe appartenuta anche alla famiglia Gucci).(leggi qui l’articolo completo)
Fate attenzione a chi vi contatta per una proposta di lavoro senza chiarire il tipo di lavoro e la natura della merce trattata. Non smetteremo mai di dirlo!