Durante l’orario di lavoro usciva per recarsi in piscina. Per questo un commesso della Procura di Bologna, un bolognese di 47 anni, è ora indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. Il pm Lorenzo Gestri aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il gip Gabriella Castore ha ritenuto sufficiente la misura dell’obbligo di firma.
Secondo l’accusa il dipendente “violando i doveri connessi al servizio pubblico svolto” in più occasioni si sarebbe allontanato dall’ufficio finendo così per procurarsi “un ingiusto profitto”. In pratica la truffa veniva attuata “con artifici e raggiri consistiti nell’assentarsi dal servizio per circa due ore al giorno senza autorizzazione del dirigente amministrativo, omettendo di darne atto mediante la timbratura del cosiddetto orario marcatempo, creando in tal modo l’apparenza della presenza in ufficio per un totale di nove ore giornaliere anzichè delle circa sette effettivamente garantite”.
L’indagine è cominciata nel marzo scorso quando l’uomo, ora trasferito ad altre mansioni, si è allontanato dall’ufficio senza dire nulla e senza timbrare. Dalle immagini delle telecamere di sicurezza è emerso che il commesso era andato via con il proprio scooter per poi tornare due ore più tardi. Dall’esame dei tabulati telefonici è poi venuto fuori che quando mancava da piazza Trento e Trieste era nei pressi di una piscina in zona Pilastro. L’uomo è stato anche pedinato lungo il tragitto per cui agli atti ci sono delle foto in cui si vede che va a casa a prendere il borsone per andare a nuotare.
Dall’inchiesta emerge che avrebbe tenuto tale condotta almeno sei giorni nel mese di marzo. Ma non è escluso che lo abbia fatto altre volte. Sentito dal gip, alla presenza del suo avvocato Nicola Gamberini, si è giustificato dicendo che il medico gli aveva prescritto una terapia fisica e avendo terminato i permessi era costretto ad assentarsi lo stesso per poter continuare la cura. Ora nei suoi confronti verà aperto pure un procedimento disciplinare.
Nell’ordinanza del gip si legge che il commesso ha agito “con massima tranquillità e con modalità non improvvisate o episodiche ma programmate”. Inoltre, prosegue il giudice, “l rientro dall’attività ha anche usufruito tranquillamente della pausa pranzo per ritemprarsi dall’eccesso di lavoro svolto sino a quel momento” Il suo, conclude il gip, “era un abituale sistema di frode ai danni dello Stato con il rischio altissimo di recidiva”.
Per il portavoce della Procura, Valter Giovannini, “l’indagine è stata condotta con rapidità, metodo ed estremo rigore”.
FONTE: Il Resto del Carlino, 26 Giugno 2010