Come si saranno sentiti tutti quei docenti che stanno attuando lo sciopero della fame per i tagli, di posti e budget, attuati dal governo sulla scuola pubblica? Come avranno accolto il regalo di cinquecento hostess pagate anche con le loro tasse per fare gli onori di casa a un dittatore, mentre rischiano la salute e mettono in gioco la dignità chiedendo la restituzione di quella misera sicurezza dello stipendio precario?
Ma soprattutto, cosa importerà al ministro Gelmini e al governo tutto se qualche insegnante si incatena o fa lo sciopero della fame?
La foto sopra è un monito. E’ la foto delle maestre che il 29 settembre di un anno fa occuparono l’ufficio scolastico provinciale di Palermo. Su esplicita richiesta del Provveditore agli studi di Palermo, polizia e carabinieri in tenuta antisommossa sgomberarono decine di precari della scuola (docenti, collaboratori scolastici, assistenti tecnici e assistenti amministrativi) che avevano occupato il piano terra dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo per protestare contro i tagli previsti dalla riforma Gelmini ed esprimere il loro netto dissenso rispetto all’elemosina assistenzialista dei contratti di disponibilità e dei vari accordi Stato-Regioni. La notizia passò sotto silenzio o quasi, a un anno di distanza non si è ottenuto niente e i metodi di protesta sono sempre e solo quelli.
A Milano, i precari della scuola sono “pronti allo sciopero della fame come i colleghi di Palermo” e scenderanno in piazza domani, davanti all’ufficio scolastico provinciale (ex provveditorato). Ma gli scioperi della fame proseguono un po’ ovunque, finora senza alcun risultato: A Pisa, Rocco Altieri è al nono giorno di sciopero della fame, mentre a Palermo il digiuno di Salvo Altadonna che proseguiva dal 17 agosto si è interrotto ieri per un malore e un conseguente ricovero.
I precari iscritti alla FLC CGIL chiedono un incontro urgente al Ministro Gelmini, incontro chiesto anche da Giacomo Russo e Caterina Altamore, precari della scuola di Palermo che stanno attuando lo sciopero della fame a Montecitorio per rivendicare il diritto al lavoro. Nel comunicato si legge “Le domande che essi vogliono rivolgere alla Ministra attengono alla condizione sempre più disastrosa della scuola pubblica per effetto dei pesantissimi tagli. Quando si arriva a mettere in gioco la propria vita per essere ascoltati significa che non esiste più democrazia e civiltà. Le persone non sono numeri e la dignità viene prima delle logiche contabili. Le riforme devono servire a migliorare la qualità del nostro sistema d’istruzione pubblico e non invece a impoverirlo come nei fatti sta accadendo. La Ministra Gelmini ascolti le ragioni dei precari e dell’intero mondo della scuola. Sono convinto che sarebbe un gesto importante per evitare ulteriori tensioni ed aprire una fase di dialogo senza del quale non si può innovare la scuola italiana.”
I tre dirigenti degli istituti comprensivi di Vasto (in provincia di Chieti), Monterenzio e Crespellano (entrambi in provincia di Bologna) minacciano di non aprire le loro scuole a settembre se non ci saranno le necessarie risorse e il personale. Ma vengono ripresi da Fabio Garagnani (Pdl), che minaccia”iniziative giudiziarie”. Ma piuttosto che di minacce, ci sarebbe bisogno di spiegazioni su come tenere aperti dei corsi senza i docenti…
Si preparano a digiunare, “e a riconsegnare le tessere elettorali ai comuni”, anche i precari di Salerno, mentre gli Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) di Napoli da ieri mattina sono in sit-in davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale. Ad Enna, Trapani e Catania il presidio presso le sedi degli Uffici scolastici provinciali è permanente. La situazione sta diventando esplosiva soprattutto al Sud, colpito in maniera particolare dai tagli della coppia Tremonti-Gelmini. Ci sono poi le proteste di genitori e presidi aFirenze e Modena per la riduzione del sostegno e per la mancata attivazione di centinaia di prime classi a tempo pieno all’elementare, richieste dai dirigenti scolastici.
Insomma, pare che ci siano molti soldi per accogliere il dittatore libico e pagargli 500 hostess da convertire eventualmente all’islam, ma non ce ne sono per pagare maestri e professori all’apertura dell’anno scolastico…
Quel che è sicuro, purtroppo, è solo che gli scioperi della fame non sortiranno alcun effetto, come sempre.