I casi segnalati dalla stampa sono sporadici ma questa tendenza purtroppo è presente da almeno un paio di anni in Italia, con picchi altissimi nel Veneto dove a suicidarsi sono soprattutto piccoli imprenditori. Una mattanza che passa inosservata, spesso la conclusione di anni di disoccupazione o di debiti insanabili. Ma vale davvero la pena di regalare materialmente la vita a chi l’ha tolta lavorativamente? Secondo noi no. La disperazione può essere un mostro difficile da gestire, ma non impossibile. La vita non vale davvero mille e mille curriculum rifiutati, vale molto di più. Se il concorso non lo vincete mai, se vi offrono solo posti nei call center, non è ora di suicidarsi, è ora di reinventarsi. E’ ora di non pensare più che il lavoro sia solo ed esclusivamente quello che vi danno gli altri, può essere anche quello che vi create da soli, può essere un lavoro che non c’entra nulla con il vostro titolo di studio.
Questo post è per ricordare gli ultimi casi strombazzati dalla stampa, le ultime persone che hanno scelto di togliersi la vita invece di farne una diversa, invece di ripensarsi in un altro modo. Leggeteli e capirete come a parecchi sarebbe magari bastato cambiare strada, senza fissarsi sul concorso, il posto pubblico, il posto alle dipendenze di qualcuno a ogni costo.
Una laurea in economia e commercio, l’ultimo lavoro in un call center concluso a dicembre del 2009 e da allora solo tentativi senza successo di trovare occupazione partecipando a concorsi e inviando curricola ad aziende. E’ stata probabilmente la disoccupazione a indurre un uomo di 38 anni di Ostuni a suicidarsi lanciandosi da un treno in corsa mentre faceva rientro a casa dopo qualche giorno trascorso a Milano. Al momento non pare che l’uomo avesse manifestato con alcuno la volontà di farla finita, ma sulla base delle testimonianze raccolte tra parenti e conoscenti la polizia ritiene che sia stata proprio la prolungata mancanza di lavoro a spingerlo alla disperazione. Mentre nel brindisino si consumava questa tragedia, nelle stesse ore in un’altra parte d’Italia una tragedia analoga è stata evitata. A Palermo un precario della scuola, Filippo La Spisa, di 51 anni, padre di quattro figli, ha minacciato di lanciarsi dal quarto piano della sede dell’ufficio scolastico provinciale quando ha realizzato che per quest’anno non sarebbe riuscito ad avere un incarico. La Spisa è senza lavoro dal primo settembre scorso. “Ormai sono disperato – ha spiegato quando è stato convinto a desistere – ho lavorato per 42 mesi come precario nella scuola ma ora sono il numero 899 in graduatoria e non ho alcuna speranza di ricevere l’incarico per quest’anno”. Per il disoccupato di Ostuni non è andata così. L’uomo stava viaggiando sul treno Espresso 925 Bolzano-Lecce. Era stato qualche giorno a Milano, ospite di alcuni parenti, forse per fare altri tentativi di trovare un lavoro. A un paio di chilometri dalla stazione di Ostuni si è improvvisamente lanciato dal finestrino. Un passeggero che era seduto vicino a lui ha tentato di trattenerlo afferrandolo per le gambe ma non ci è riuscito. L’uomo é stato soccorso e ricoverato nell’ospedale di Ostuni, ma le sue condizioni erano gravi ed è morto poco dopo. La linea ferroviaria Bari-Lecce è rimasta bloccata per oltre un’ora prima che la circolazione dei treni riprendesse regolarmente. Lo stop dei treni ha provocato notevoli ritardi a due treni a lunga percorrenza, tra i quali lo stesso Espresso 925, e a due treni regionali, mentre un terzo treno è stato cancellato.