Il settore dell’edilizia non può più attendere. E’ per questo motivo che oggi (1 dicembre) imprenditori e sindacati sono scesi in piazza insieme per denunciare e ricordare al Governo, ancora una volta, la grave crisi in cui versa il settore, che ha già perso nel corso degli ultimi due anni, 250mila posti di lavoro. Una crisi drammatica rappresentata inoltre dall’incremento del 300% del ricorso agli ammortizzatori sociali, ma anche, dal rallentamento del 20% delle produzioni nei settori dei materiali da costruzione e dai circa 70miliardi in meno del valore complessivo delle produzioni.
E’ di fronte a questa emergenza senza precedenti, che imprese e artigiani hanno protestato, questa mattina, insieme alla FILLEA CGIL, FENEAL UIL e FILCA CISL, davanti a Montecitorio. Un’importante manifestazione che, secondo Walter Schiavella, Segretario Generale della FILLEA CGIL è “il segno che questo governo ha fallito”. “Non è la prima volta – ha sottolineato – che, nel settore delle costruzioni, imprenditori e sindacati definiscono un quadro di azioni comuni per rilanciare il settore, affrontare la crisi e imboccare una via d’uscita”. Infatti, come ricordato dal dirigente sindacale, già un anno e mezzo fa, in occasione degli Stati Generali delle Costruzioni, tutte le sigle delle organizzazioni sindacali e delle associazioni delle imprese artigiane, delle cooperative e di tutta la filiera delle costruzioni si erano riunite per “denunciare la crisi, ma anche per proporre un modello di sviluppo basato sulla qualità e la legalità dell’impresa e del lavoro, gli stessi soggetti sociali si sono riuniti per lanciare un nuovo e pressante grido d’allarme”, ma senza ricevere risposte concrete dal Governo e registrando un’insufficiente politica industriale a sostegno del settore.
Le Costruzioni hanno bisogno, secondo sindacati e imprese, innanzitutto: di risorse, rendendo così effettivamente disponibili quelle destinate dal CIPE alle priorità infrastrutturali; è necessario inoltre rafforzare le regole, contrastando l’illegalità, attraverso il rafforzamento dei controlli, contrastando l’infiltrazione della malavita nel sistema degli appalti ed il fenomeno del caporalato; sostenere il lavoro, estendendo gli ammortizzatori sociali e attuando una riforma del fisco orientata allo sviluppo e che sia più equa per i lavoratori, le imprese e i cittadini. Infine, secondo sindacati e imprese è necessario sbloccare il patto di stabilità permettendo così di avviare tutte le piccole opere programmate dagli Enti locali, ma ancora bloccate.
Un importante giornata di mobilitazione, quella di oggi, come ha sottolineato Vincenzo Scudiere, Segretario Confederale della CGIL, presente in piazza, che “dimostra come la situazione sociale ed economica del paese è arrivata ad un punto non più sostenibile”. Un appuntamento, aggiunge il dirigente sindacale, “che nasce dalla consapevolezza che senza investimenti per le infrastrutture il paese non riuscirà a trovare la strada per generare la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”. Per Scudiere, infine, “quella di oggi può essere la prima di tante altre manifestazioni se il governo non darà risposte all’altezza dei problemi generati della crisi. Risposte – conclude – per adesso assenti, generando un vuoto che ha determinato un aggravamento della condizione economica e sociale dei lavoratori quanto delle imprese”.
A ribadire la necessità di adeguate politiche industriali per il settore ed investimenti per le infrastrutture, è il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, occorre ha dichiarato “intensificare i controlli sulla sicurezza e le iniziative di contrasto all’illegalità. Risposte che, però, da parte del governo non sono arrivate” e questo secondo la leader della CGIL “ha peggiorato ulteriormente le condizioni economiche e sociali dei lavoratori del settore e quelle delle stesse imprese”