Qualche giorno fa, Confindustria tenta di ricucire i rapporti tra Fiat e sindacati. Emma Marcegaglia e Sergio Marchionne si sono telefonati il 4 dicembre, rendendo pubblica la cosa. Il tentativo di viale dell’Astronomia è quello di evitare che la rottura sul contratto di Mirafiori abbia come conseguenza la scomparsa del contratto nazionale dei metalmeccanici. Questione che ha tenuto banco per tutta l’estate negli uffici dell’associazione degli industriali. Anche il contratto nazionale separato – quello che nel 2009 non venne sottoscritto dalla Fiom – non era sufficiente a Marchionne. In agosto e settembre gli sherpa avevano provato a introdurre deroghe al contratto del 2009 che consentissero di far rientrare anche le regole per governare le newco, le nuove società di Pomigliano e Torino. Ma venerdì alle 13 la delegazione del Lingotto ha fatto sapere che tutti gli sforzi di Confidustria erano stati vani e che dunque il contratto per Mirafiori sarebbe stato scritto fuori da ogni regola preesistente. Su questo punto anche Fim e Uilm hanno dissentito e la Fiat ha rotto la trattativa.
Arriviamo a ieri. C’è un foglio bianco, ma già scritto, dice il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, durante un’intervista a ‘Repubblica tv’), circa la vicenda FIAT e la brusca interruzione del tavolo di trattative da parte della casa automobilistica torinese. “Si sta facendo una discussione tutta astratta, in cui non si coglie il punto”, ossia “quali sono le ragioni per uscire dal contratto nazionale di lavoro?”. E’ questa la domanda che pone Camusso circa l’ipotesi di un contratto auto della FIAT. “Forse il problema è che l’azienda può agire in una condizione di monopolio”, aggiunge Camusso, che sottolinea: ”mi preoccupa che l’associazione delle imprese non si ponga il problema”. E poi, sostiene ancora il leader della CGIL, “non è vero che le cose proposte non si possano fare all’interno del contratto nazionale”.
E’ “insopportabile”, ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL, la “logica” secondo cui “i lavoratori o fanno quello che dice l’azienda o restano senza occupazione”. “Credo – ha proseguito Camusso – che FIAT ha già deciso di costruire tante scatolette, tante ‘newco’, che non rispettano il contratto nazionale. L’idea di avere condizioni cinesi non è positiva”.
Ma le preoccupazioni del numero uno di Corso d’Italia non si fermano qui. Infatti, secondo Camusso, non deve essere considerato un fatto scontato che i 20 miliardi di euro, cioè l’investimento programmato dalla FIAT con il progetto Fabbrica Italia, “vengano investiti nel nostro paese. Non so nemmeno se sia così scontato che quella è la dimensione del piano”. “Bisognerebbe sapere – ha proseguito la dirigente sindacale – che prima ci vogliono i modelli e le piattaforme”, sottolineando, inoltre, che “non è la stessa cosa se la testa (dell’azienda) resta qui o si sposta” negli Stati Uniti. Mentre FIAT vuole continuare ad avere le “mani libere rispetto alle proposte”, spiega Camusso, “nel frattempo si gioca una partita, del tutto discutibile, per scaricare sui lavoratori le responsabilità di ciò che avverrà o non avverrà”.
Fabbriche FIAT senza la CGIL? ”Mi auguro di no, sarebbe una cosa ben strana”, risponde il leader della CGIL, Susanna Camusso, nel corso dell’intervista a ‘Repubblica tv’, e rivolgendosi al Lingotto e all’AD, Sergio Marchionne, aggiunge: “soprattutto credo debba togliersi questa illusione, perché per fortuna il nostro è ancora uno Stato di diritto, nonché democratico, con una Costituzione vigente che mette bene in evidenza che la libertà sindacale è un diritto dei lavoratori”.