Della Vinyls, ex Ineos, in amministrazione straordinaria, noi ne avevamo già parlato lo scorso luglio, quando abbiamo elencato una serie di situazioni gravi ma stranamente ‘dimenticate’ dalla stampa, soprattutto dai telegiornali. In luglio raccontavamo della protesta di questi operai riunitisi a Roma per un presidio passato inosservato alla stampa, raccontavamo anche che la situazione sarebbe degenerata, la crisi del settore petrolchimico è grave: gli impianti della Vinyls, infatti, danno lavoro ad oltre 500 lavoratori più altri 200 dell’indotto e sono ancora fermi a nove mesi di distanza dall’accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro il primo dicembre del 2009 e prima ancora al Ministero dello Sviluppo economico (12 novembre 2009) che avrebbe dovuto garantire un ‘graduale e progressivo riavvio degli impianti’.
Oggi, per la seconda volta nell’arco degli ultimi quindici giorni, alcuni dipendenti della Vinyls sono saliti sulla torre del Petrolchimico di Porto Marghera, alta oltre 150 metri, e sull’arco del cracking che sovrasta il canale dei Petroli.
“Stavolta non ci accontentiamo delle promesse, vogliamo i fatti -ha urlato uno dei lavoratori che sono saliti sulla torre con in spalla tende e sacco a pelo per resistere il più a lungo possibile -, prima di tutto vogliamo che il commissario straordinario veneziano, cioè l’avvocato Mauro Pizzigati, ci garantisca il pagamento dello stipendio che ci spetta e della tredicesima. Poi chiediamo chiarezza al ministro Romani, che con tanto trionfalismo ha detto a più riprese che i compratori di Vinyls e del ciclo del cloro ci sono e sono pronti a chiudere l’affare in fretta”.
E’ la terza volta, in poco più di un anno, che un gruppo di lavoratori dell’azienda veneziana ha scelto di dar vita ad una forma di protesta così estrema per dare visibilità ad una vicenda che, come spiegano i dipendenti in Cassa integrazione “sino ad oggi è vissuta di promesse non mantenute”.
“Serve urgentemente un tavolo nazionale per la chimica e la richiesta di assunzione di un impegno serio dell’ENI da parte del governo”, a chiederlo è il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, in merito alla protesta in corso a Marghera.
Con la contestazione di oggi, osserva Scudiere, “si segnala e rimane aperto un problema che riguarda la strategia industriale del nostro paese: se non si da un segnale serio, sia per quanto riguarda il rapporto tra ENI e Governo sia per quanto riguarda il futuro della chimica nel nostro paese, vuol dire che siamo all’epilogo di una vicenda che ha visto nel corso di questi mesi tante chiacchiere e poco costrutto”.
Per questi motivi il dirigente sindacale chiede “l’avvio immediato di un tavolo nazionale per la chimica insieme alla richiesta di un impegno serio dell’ENI da parte del governo”. Secondo Scudiere, infine, “i troppi mesi senza un ministro dello Sviluppo economico sono la causa principale del rinvio di scelte che a questo punto bisogna fare e che la sola ‘unità di crisi’ – conclude – non poteva e non può risolvere”.
In tutto sono sette i lavoratori sospesi nel vuoto e sferzati dal vento gelido, quattro sulla fiaccola del Petrolchimico e tre sull’arco di tubi sospesi sul canale lagunare. Sollecitato dai sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil, il Prefetto di Venezia sta cercando di convincere l’avvocato Pizzigati a incontrare i rappresentanti dei lavoratori.
Al Petrolchimico sono presenti in queste ore alcuni consiglieri regionali che hanno sollecitato il ministero dello Sviluppo a convocare il Tavolo nazionale della chimica per fare un veritiero e concreto punto della situazione in merito alla vendita degli impianti del ciclo del cloro che coinvolge anche l’Eni.