La notizia è passata solo su pochi giornali locali, come l’ennesimo sciopero tra i tanti, uno sciopero piccolo e di poche ore per persone che tutto sommato un lavoro ce l’hanno. Ma bisogna davvero arrivare alla cassa integrazione, ai rischi di licenziamento per scendere in piazza? Per cosa mai staranno protestando i lavoratori Ikea e Carrefour di Bologna (Casalecchio di Reno) se non li stanno licenziando?
Come diciamo ormai da anni, la situazione di crisi attuale del lavoro, in Italia, è dovuta anche ad anni di ignoranza e poca voglia di fare dei lavoratori stessi che si sono adagiati sull’idea che altri si sarebbero occupati dei loro diritti. Due generazioni che in qualche modo hanno perso la memoria storica di cosa siano i diritti dei lavoratori e quante lotte sono servite per arrivare ad averli.
Così, nell’arco di poco tempo, una decina di anni più o meno, se li sono visti portare via quasi tutti, mentre il grande mostro della precarizzazione avanzava.
Ma tanto, cosa interessa a me? E’ quello che hanno pensato i milioni di lavoratori a tempo indeterminato quando i nuovi assunti non erano tali ma contratti a progetto, co.co.co, stage, apprendistato a oltranza. Io cosa c’entro? E’ quello che hanno pensato quando i colleghi precari protestavano, quando il tasso di disoccupazione si alzava. Ma tanto, io il lavoro ce l’ho già.
Un po’ di gavetta l’abbiamo fatta tutti. E’ quello che hanno pensato la maggior parte dei metalmeccanici quando hanno visto le prime forme di contratto a sei mesi e quelle nuove a tre mesi, con tre di fermo a casa, forse ti riprendiamo e forse no. Poi li assumeranno, si sono detti, la gavetta l’abbiamo fatta tutti. Era questo il pensiero di chi guardava le nuove leve dall’alto del suo contratto a tempo indeterminato da trent’anni.
E oggi tutti questi si sono pentiti. Perché oggi si trovano loro in strada, a protestare per licenziamenti e cassa integrazione, possibilità che solo quindici anni fa sembravano assolutamente remote. E non c’è nessuno con loro perché quelle nuove leve che avevano protestato da sole senza ottenere niente, in mezzo alla loro indifferenza, oggi hanno acquisito solo questa cultura dell’indifferenza verso l’altro lavoratore: se non mi tocca personalmente, non protesto. Non sono stati abituati e formati alla lotta per i diritti dei lavoratori, sono stati formati dai lavoratori stessi all’indifferenza verso i colleghi.
Allora è qui che il piccolo sciopero di quattro ore dei lavoratori Ikea e Carrefour di Bologna diventa un esempio importante: lavoratori ‘con il posto fisso’ che protestano e si battono per i diritti dei neo-assunti.
I lavoratori dell’Ikea e del Carrefour di Casalecchio hanno scioperato per quattro ore il 16 marzo contro l’accordo separato sul contratto nazionale che in calce porta solo la firma di Cisl e Uil. In una nota i dipendenti rifiutano “un accordo che riduce i diritti sulla malattia e sui permessi retribuiti, con la creazione di un doppio binario che peserà sui diritti dei giovani e dei nuovi assunti”. Alle ragioni di dissenso si aggiunge “un aumento retributivo di soli 86 euro lordi a regime per un livello medio, che non recupera di certo il potere di acquisto di quegli stessi lavoratori che con i loro acquisti, secondo le aziende, dovrebbero salvare il settore”.
Hanno anche annunciato nuove iniziative nelle prossime settimane perché non si fermano certo qui. Bravi!
http://www.bloglavoro.com/2014/12/01/ikea-lavora-con-noi-2015-consigli-e-posizioni-lavorative.htm