Della storia dei tre licenziati di Melfi, licenziati probabilmente per dare un esempio chiaro a chi vuole mettersi contro i vertici di Fiat, ne avevamo già parlato all’epoca dei fatti. Oggi però cominciamo a vedere la verità di quello che è successo, non le versioni ufficiali.
In breve, nello scorso luglio, 3 operai Fiat di Melfi vengono accusati dalla dirigenza di aver interrotto le linee di produzione dell’intero stabilimento. Questo blocco l’avrebbero attuato fermando il carrello robotizzato.
I tre operai, due dei quali rappresentanti sindacali della Fiom CGIL, vengono licenziati. Da lì parte una lunga battaglia legale, tuttora in corso, in cui i tre operai vengono reintegrati da un giudice e di nuovo ‘messi a riposo’ dalla Fiat, per poi riprendere solo l’attività sindacale all’interno dello stabilimento.
Però nella prima udienza tenutasi il 15 marzo vengono fuori prove di tutt’altro genere, le ha diffuse ieri Isoladeicassintegrati, intervistando direttamente i tre operai. I quali, dichiarano, il giorno del supposto blocco del carrello, non si trovavano nello stabilimento, ma in manifestazione. I tabulati telefonici e ben 50 testimoni sosterrebbero infatti la loro innocenza per il blocco della produzione contestato da Fiat.
Nell’intervista diretta che vi consigliamo di leggere direttamente qui, uno dei tre operai parla a noi, all’opinione pubblica, a chi ha il dovere di capire quello che sta succedendo, di che cosa sia la demolizione costante dei diritti dei lavoratori che si sta attuando in questo paese:
“Io vorrei che l’opinione pubblica capisse che il potere mediatico di un soggetto può essere immenso, e per questo bisogna conoscere i fatti per farsi un’idea corretta della vicenda. Chiunque è stato attento a quello che è successo nell’ultimo anno nel mondo del lavoro capisce che è stata una azione politica contro i diritti dei lavoratori. Credo che non ci sia più la storia di Melfi, di Pomigliano, di Mirafiori o della Vinyls: c’è la storia dei lavoratori che lottano per i diritti. Penso che quasi nessuno si voglia interessare a queste vicende perché forse non interessa sapere cosa succede nel mondo del lavoro. Invito tutti a fare una riflessione perché in un paese civile non si può continuare cosi” (l’intervista completa qui)