Cambiare si può e cambiare si deve, ne sono convinti i tanti lavoratori e lavoratrici che oggi, in occasione dello sciopero generale promosso dalla CGIL, si sono fermati lasciando i propri posti di lavoro vuoti: fabbriche, scuole, uffici e sono scesi in piazza insieme a studenti, pensionati, precari per ribadire che si può uscire da questa crisi difendendo i diritti e imponendo una politica sociale ed economica più giusta. Chiare le rivendicazioni ribadite nelle oltre 100 manifestazioni che la CGIL ha organizzato in tutta Italia: meno fisco e più lavoro. Fisco inteso come strumento di giustizia sociale, Lavoro come via per la crescita.
In piazza non solo il mondo del lavoro. Di fronte ad un Paese che arretra e in cui le disuguaglianze sociali continuano a crescere, l’intera società civile ha raccolto la sfida lanciata dalla CGIL ed è scesa in piazza oggi. Tante, infatti, le battaglie che in questa giornata hanno trovato un momento di rivendicazione collettiva. Più diritti per i lavoratori e misure urgenti contro la crisi, contro il precariato e per il futuro dei giovani, dignità alle donne, difesa dei beni comuni a partire dall’acqua, le rinnovabili, la democrazia e la pace. Tante battaglie che dicono con chiarezza che, pur in piena crisi, c’è vitalità e voglia di cambiare.
Fisco, occupazione, sud: difendere la Costituzione e dare un futuro ai giovani. Sono le parole d’ordine che hanno fatto da sfondo al palco montato a Napoli in Piazza Dante, dove si è conclusa, con l’intervento del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, la manifestazione in occasione dello sciopero generale del sindacato. Un grande e colorato corteo ha sfilato per le vie di Napoli portando in piazza la drammatica situazione in cui versa il paese, soprattutto nelle regioni del sud. Tanti gli striscioni e le bandiere delle categorie, ma anche delle aziende in crisi, di giovani e studenti che vedono davanti a loro un futuro sempre più incerto, costretti a fuggire dall’Italia in cerca di un’occupazione. I ‘Giovani NON + disposti a tutto’ insieme al comitato ‘Il nostro tempo è adesso’ hanno, infatti, ben rappresentato, oggi a Napoli, la condizione delle nuove generazioni italiane scendendo in piazza con le valigie, perchè come ha affermato Susanna Camusso dalla testa del corteo campano “senza ridare ai giovani un’età adulta questo Paese non ha davanti alcuna prospettiva per il futuro”.
In piazza a Napoli l’Italia che non si rassegna. “Dal Governo solo bugie”, è lanciando questo monito che il Segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, ha concluso la manifestazione campana in occasione del suo primo sciopero generale, alla guida della Confederazione. La dirigente sindacale nel puntare il dito contro il Governo ricordato le tante false promesse: come le politiche sull’immigrazione, sottolineando che “l’esecutivo deve accorgersi che il paese si affaccia sul mediterraneo e deve avere con gli altri un rapporto di fratellanza” affinchè “l’Italia possa stare accanto a quei popoli come un paese civile”. Nell’esprimere apprezzamento sul piano per la stabilizzazione dei precari che “finalmente” è stato annunciato ieri dal Governo, Camusso ha detto “ora bisogna aprire un tavolo e discutere, perchè non può essere un piano a costo zero”, come quello per il Mezzogiorno sul quale, secondo la leader della CGIL “non c’è una questione meridionale, ma una questione nazionale”. Ed insieme al tema dei precari non può mancare da parte del Segretario Generale un riferimento alla scuola, sulla quale “bisogna rinvestire perchè è il punto di unità del paese per il futuro e per la democrazia”.
Nell’intervenire sulla questione dell’unità sindacale Camusso ha avvertito “non possiamo avere un Paese dove il Governo continua a metterci l’uno contro l’altro”, ma ha rassicurato “voltare pagina è possibile, ma dobbiamo decidere insieme di tornare nei luoghi di lavoro e dare la parola ai lavoratori”. A CISL e UIL che nei prossimi giorni faranno le manifestazioni sul fisco, Camusso ha assicurato che “è possibile riprendere il filo e partire dalla convinzione che occorre tassare chi ha di più e riaffermare con forza l’autonomia dei nostri sindacati”. E se c’è una responsabilità dei due sindacati confederali è “quella di non averci provato”, ma ha ribadito “insieme è possibile”. A Confindustria, invece Camusso ha rivolto un appello: “voltare pagina e ripartire da più diritti nel lavoro”, perchè ha spiegato “da due anni la Confindustria fa una politica sbagliata, dividendo il sindacato, facendo accordi separati e deroghe ai diritti dei lavoratori. Questa politica – ha detto – non ha dato alcun risultato”.
Camusso ha voluto inoltre ribadire le proposte portate in piazza oggi dalla CGIL, in particolare quelle sul fisco perchè i lavoratori e i pensionati “devono pagare meno rispetto a chi ha grandi patrimoni”. Se un paese è in difficoltà, ha spiegato “bisogna avere coraggio di chiedere a chi ha di più”, questo secondo il Segretario generale “sarebbe un atto di giustizia”. Dunque, ha avvertito Camusso, tassando i grandi patrimoni si potrebbero ridare soldi a lavoratori e pensionati, “se si vuole – ha affermato – le risorse ci sono”.
Infine Camusso si è rivolta a tutti coloro che hanno manifestato oggi nelle piazze italiane contro le politiche depressive del Governo, “vorremmo dire ai tanti in piazza che noi saremo con loro ovunque si difenda la Costituzione e la democrazia, la scuola e l’unità del paese”, e ogni volta che bisognerà ricordare al mondo della politica che “il lavoro è il punto da cui partire”. Perchè, ha proseguito la leader della CGIL “non ci rassegnamo alla divisione del paese e all’assenza di solidarietà, sappiamo – ha concluso – che si può cambiare e fare altro”.
Fonte: CGIL, organizzatrice sciopero generale 6 maggio 2011