Di questi tentativi della Lega di introdurre una differenza di valutazione per i docenti del sud ne avevamo già parlato qui. Oggi ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo della Lega di introdurre clausole discriminatorie nelle graduatorie dei docenti. Questa volta però non colpiranno solo i docenti meridionali che vanno a lavorare nelle scuole del nord, come vorrebbe appunto la Lega, ma colpiranno tutti coloro che si spostano di regione, magari anche solo per seguire un trasferimento di lavoro del marito o avvicinarsi alla famiglia di origine. Un emendamento che, se approvato – cosa che riteniamo improbabile – vedrebbe un’azione punitiva anche per chi, tanto per fare un esempio, si trasferisce da Milano a Genova, non solo per coloro che arrivano dalle regioni invise alla Lega.
Purtroppo, con un governo sconfitto dal recente referendum e la Lega Nord che minaccia di andarsene, l’emendamento sarà probabilmente approvato domani anche se la Consulta o il Tar dovrebbe poi avere sufficienti elementi per invalidarlo in seguito a un ricorso. Oppure, come sarebbe lecito, la Corte dei Conti potrebbe considerarlo illegittimo. Per questo, dopo attenta analisi, siamo convinti che ci sia poca possibilità di sopravvivenza per un’attribuzione di punteggio del genere… anche se in questo Paese non si può mai prevedere nulla con certezza.
Proponiamo di seguito un estratto da un articolo apparso ieri su La Repubblica che chiarisce gli aspetti di questa nuova mannaia sulle graduatorie docenti.
ROMA (La Repubblica) La proposta della Lega scatena polemiche, divide gli insegnanti, acuisce le contrapposizioni, ma nessuno alla fine sembra veramente credere che si realizzerà. Scettici i sindacati, stanchi i professori. A nord e a sud. «L´emendamento della Lega ha il solo obiettivo di scoraggiare i precari meridionali, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento a trasferirsi nelle province del nord, dove ci sono più posti a disposizione», dice Corrado Baracchetti, della Cgil scuola Lombardia. «Il “bonus” di 40 punti dato a coloro che avessero deciso di restare “a casa loro” rappresenta una volgare e travestita discriminazione. Sapendo che oggi, regioni come la Lombardia assorbono oltre il 25% di precariato, la continuità non c´è nei fatti».
Il provvedimento però divide. «Le possibilità di lavoro per chi non è abilitato si riducono sempre di più, per questo vedo tra i miei colleghi che anche chi non è favorevole tende a pensare che così sarà più protetto», dice Serenthà Madaleine, insegnante di sostegno, precaria di 37 anni, che lavora a Macherio, provincia di Monza e Brianza. «La stabilizzazione nella scuola però non si risolve così, nessuno parla più dell´unico criterio che andrebbe usato: il merito, nonostante i tanti proclami della Gelmini».
Le graduatorie al nord sono sempre state più vuote, al sud più affollate. Ecco perché c´è sempre stato un fisiologico trasferimento al nord d´insegnanti. «Il trasferimento di docenti dal sud al nord è strutturale», dice Mario Rusconi, preside del liceo Newton di Roma e vicepresidente dell´associazione nazionale presidi. «Questi provvedimenti pseudo stabilizzanti nascono da altri motivi. Per risolvere la questione della stabilità in verità basterebbe imporre il vincolo di stare cinque anni in una scuola. I trasferimenti sono necessari, per esempio ci sono 3000 scuole senza presidi, molte le cattedre vuote in Lombardia, l´idea di fare gabbie di graduatorie è irreale». Tra insegnanti e sindacalisti c´è molto scetticismo, perplessità ma soprattutto c´è il timore che se passasse l´emendamento sarà chiamata a dire l´ultima parola la Corte Costituzionale. «Il provvedimento della Lega rischia l´incostituzionalità, le questioni della scuola non le può risolvere la magistratura, vanno gestite prima con regole chiare», spiega Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola, «quelli che sono i primi in graduatoria al nord è gente del sud, i problemi non possono essere affrontati in termini di contrapposizione geografica».